Boss di Agrigento con revolver e penna-pistola: preso col nipote
Blitz dei carabinieri nelle campagne di Villaggio Mose', ad Agrigento. In pochi minuti, una ventina di militari hanno prima accerchiato e poi fatto irruzione nella villa di Antonio Massimino, il 51enne agrigentino gia' noto alle forze dell'ordine per fatti di mafia, arrestato e condotto in carcere insieme al nipote 26enne Gerlando. Dopo accurate ricerche, e' saltata fuori una pistola, una semiautomatica calibro 7,65, con la matricola abrasa, caricatore completo di sei cartucce inserito e pronta all'uso. Trovate anche 200 cartucce di vario calibro, due penne pistola calibro 6,35, come quelle viste dei film sugli 007, e un rilevatore di frequenze. Un vero e proprio armamentario pronto a essere usato.
Antonio Massimino era stato arrestato nel novembre 2016 dalla Direzione investigativa antimafia di Agrigento: il commerciante, ritenuto esponente di vertice della criminalita' organizzata, era accusato di avere commesso, tra l'ottobre 2015 e l'aprile 2016, tre tentativi di estorsione aggravata, ai danni di un imprenditore edile agrigentino impegnato nella realizzazione di una palazzina in citta'. Era gia' stato tratto in arresto in Belgio il 13 gennaio 1999, raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Palermo, su richiesta della Dda, nell'operazione "Akragas", che aveva consentito, fra l'altro, di individuare i responsabili di 22 omicidi, di un tentato omicidio e di un sequestro di persona.
Allora l'arresto di Antonio Massimino era scaturito dalle dichiarazioni rese dal collaboratore empedoclino Alfonso Falzone, il quale ha detto che era vicino alla cosca di Agrigento-Villaseta. L'11 luglio 2005 era stato ancora arrestato nel blitz "San Calogero" per aver fatto parte, "in qualita' di promotore e organizzatore", di un'associazione specializzata nel traffico di stupefacenti.
In questo ultimo blitz, alla presenza di Massimino e del nipote, i carabinieri hanno setacciato ogni angolo, fino a quando si sono insospettiti per un cumulo di foglie secche su un sacco nero abbandonato nei pressi dell'abitazione. Dentro, in buste di nylon e contenitori di plastica, sono saltate fuori le armi e le munizioni, comprese le due penne-pistola. I due devono rispondere di detenzione illegale di armi da fuoco clandestine e ricettazione. Per il 51enne e' scattata anche la denuncia per violazione della sorveglianza speciale. Le armi sono state inviate al Ris di Messina per stabilire se sono state utilizzate in recenti fatti di sangue.