'Ndrangeta, catturato a Rose il narcotrafficante Francesco Strangio
La scorsa notte i carabinieri di Reggio Calabria e Cosenza hanno arrestato il latitante Francesco Strangio, definito dagli stessi militari "pericoloso". Strangio, in fuga da un anno, è stato rintracciato a Rose, piccolo centro del cosentino. Si nascondeva in un appartamento all'ultimo piano di un condominio nel centro abitato.
Francesco Strangio, il latitante arrestato stamani dai carabinieri a Rose, è considerato dagli investigatori un vero e proprio broker del narcotraffico internazionale, in grado di gestire in prima persona ingenti approvvigionamenti di cocaina dal sud America. In numerose inchieste - su tutte le operazioni "Revolution" della Dda di Reggio Calabria e "Dionisio" della Dda di Milano - è emerso come Strangio abbia preso parte attiva nel narcotraffico di una più ampia organizzazione, legata saldamente al territorio ed alle cosche di 'ndrangheta della Locride, che controllavano e dirigevano tutte le attività illecite con una capacità di proiezione e di infiltrazione su tutto il territorio nazionale. Dalle indagini, infatti, è emerso come i membri dell'organizzazione disponessero di basi logistiche ed appoggi in tutta Italia e nei principali Paesi europei, quali Germania, Olanda e Belgio, funzionali ad assicurare l'ingresso e lo smistamento dei carichi di cocaina in Europa. Strangio, in particolare, in stretta collaborazione con Bruno Pizzata, di 60 anni, ritenuto al vertice dell'organizzazione e che sta scontando una condanna a 30 anni di reclusione, ha personalmente preso parte alle trattative d'acquisto con i narcos sudamericani e ha organizzato i trasferimenti della droga a bordo di navi cargo con carichi di copertura in diversi porti del nord Europa quali Amburgo ed Anversa. Forte dell'esperienza acquisita nei trasferimenti transfrontalieri e dei contatti con i produttori sudamericani, Strangio, secondo gli investigatori, ha avuto un ruolo attivo anche nel finanziare le importazioni, coinvolgendo altri "investitori" ai lucrosi traffici di stupefacente.Viveva nel cosentino da almeno un anno Giuseppe Strangio, il latitante arrestato stamani dai carabinieri. L'uomo, secondo le indagini degli investigatori dell'Arma di Reggio Calabria e Cosenza, si è spostato in diversi centri fino ad arrivare a Rose un paio di settimane fa. Nella cittadina, Strangio si era sistemato nella mansarda all'ultimo piano di un tranquillo condominio. La sua tranquillità, tuttavia, è stata interrotta nella tarda serata di ieri quanto i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, in collaborazione con quelli di Cosenza e con personale dello Squadrone Cacciatori di Calabria, hanno fatto irruzione nell'appartamento sorprendendo l'uomo da solo. Per farlo, i militari hanno dovuto abbattere la porta blindata servendosi di un ariete. All'interno dell'abitazione i carabinieri hanno trovato svariate carte di identità ed un passaporto intestati a terzi, acquisiti per essere contraffatti con la sostituzione della fotografia. Inoltre Strangio aveva con sé denaro contante per 8.000 euro. Nel camino sono stati trovati anche tre telefoni cellulari parzialmente bruciati, mentre due due valigie erano pronte per una rapida partenza. Su alcuni mobili sono state trovate tracce di cocaina. Strangio è stato arrestato in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale di Reggio Calabria, diretta da Bernardo Petralia, nel gennaio dello scorso anno, momento dal quale aveva fatto perdere le proprie tracce, in ragione di una condanna a 14 anni di carcere per associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, divenuta definitiva. Le prolungate indagini che hanno portato alla cattura del latitante, frutto, hanno evidenziato gli investigatori, "del sistematico ricorso alle varie componenti territoriali, mobili e speciali dell'Arma dei Carabinieri, il cui impiego consente di affermare in maniera capillare l'autorità dello Stato sul territorio", sono state condotte con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri.