Disavventura per una donna di Siracusa: trattenuta per 5 ore in camera di sicurezza a Bangkok
In una società dominata dall’informatizzazione e dal controllo di ogni singolo movimento, può accadere che, per una distrazione, una vacanza si trasformi nel peggiore degli incubi. È quanto accaduto alla signora C. T. di 75 anni, siracusana che non dimenticherà di certo le vicissitudini vissute in occasione di un suo recente viaggio in Thailandia e Cambogia. Partita con gruppo formato da persone di Siracusa e Ragusa, per un totale di 19 viaggiatori, la signora inizia il suo viaggio superando i controlli di sicurezza senza alcuna difficoltà nella tratta da Catania a Milano. Arrivata nell’aeroporto internazionale di Bangkok, in Thailandia, per l’anziana donna avrà inizio non una vacanza da sogno ma una brutta vicenda che può ben definirsi paradossale: non la leggendaria accoglienza orientale ma una serie di equivoci che renderanno la sua permanenza un incubo. La signora, infatti, al contrario di tutti gli altri componenti del viaggio, viene trattenuta dalla polizia aeroportuale al momento del controllo passaporti e condotta in una camera di sicurezza all’interno dell’aeroporto:” Nessuno mi diceva nulla, ero sola e non riuscivo a capire cosa stesse succedendo; mi sembrava di essere dentro un film: ero in un sottoscala, senza un interprete, insieme a me due donne indiane, una ragazza inglese e una francese. Sebbene fuori la temperatura avesse raggiunto i 30 gradi, dentro quella stanzetta, senza finestre, ho sentito la necessità di indossare il cappotto che, per fortuna, avevo con me provenendo da Milano, non potevo chiamare nessuno, sebbene avessi il telefono, lì dentro non c’era campo”. C. T. rimarrà in camera di sicurezza per 5 ore e ne uscirà solo grazie a 250 euro e all’interessamento dell’ambasciata. Ma cosa aveva determinato il fermo? La signora in un viaggio precedente aveva smarrito il passaporto, ritrovato alcuni giorni dopo dalla polizia che glielo aveva regolarmente consegnato in seguito alla denuncia di smarrimento presentata dalla settantacinquenne. Ma, sebbene tutte le fasi siano state seguite dagli organi di Polizia, nel database dell’Interpol il passaporto risultava rubato. Da qui il fermo. Tutto bene quel che finisce (quasi) bene, sembrerebbe, ma… Dopo aver lasciato la Thailandia per la Cambogia con un visto cumulativo, onde evitare ulteriori disavventure, il gruppo alla fine del viaggio rientra a Bangkok, per il ritorno, la mattina successiva, in Italia. Nessuno avrebbe mai immaginato che, dopo il fermo e il chiarimento all’arrivo nel paese orientale, potessero sorgere ulteriori magagne. E invece… C. T. viene ancora una volta fermata e trattenuta in una camera di sicurezza. A nulla valgono le proteste degli altri partecipanti al viaggio che spiegano il perché il passaporto risulti rubato. Cacciati fuori dall’area di controllo, perché riservata alle forze dell’ordine thailandese e al personale di ambasciata, i compagni di questo sventurato viaggio, lasciano l’aeroporto con la promessa che C. T. verrà accompagnata dalla polizia locale l’indomani per la partenza per l’Italia. Così non sarà: i 18 partono e C. T. , a 75 anni rimarrà tre giorni in camera di sicurezza, in attesa del nuovo volo che la riporti in Italia. Tirerà fuori 1000 euro che si aggiungono ai 250 già pagati al momento dell’arrivo in Thailandia. “Finalmente sono rientrata ma ancora oggi mi sembra di essere in quella stanza. Per tre giorni ho mangiato riso e pollo a colazione, pranzo e cena, ho dormito su una panca con gommapiuma come materasso, gli scarafaggi sul tetto e tutto questo perché per l’Interpol il mio passaporto risultava rubato”. Una brutta vicenda, dovuta alla disattenzione, che di certo avrà forti ripercussioni sulla vita della signora siracusana.
Anita Crispino