Le telefonate del falso pentito ai pm agli atti del processo Borsellino
Decine di telefonate ai familiari, ai poliziotti che si occupavano della sua sicurezza e ai pm che gestivano la sua collaborazione con la giustizia. Richieste, nevrosi e inquietudini del falso pentito Vincenzo Scarantino, registrate dagli inquirenti che lo intercettavano mentre era sotto protezione, depositate ora al processo per il depistaggio delle indagini sulla strage di via D'Amelio. Sotto accusa tre dei poliziotti del pool che indagava sull'attentato. Agli atti le conversazioni con la pm Annamaria Palma e il pm Carmelo Petralia, che coordinavano l'inchiesta, e che ora sono indagati a Messina con l'accusa di aver imbeccato il falso pentito. In una telefonata con Petralia Scarantino parla della sua imminente deposizione al processo. "Contemporaneamente iniziamo un lavoro importantissimo che è quello della sua preparazione alla deposizione al dibattimento", gli diceva il pm.
Dalle intercettazioni emergono decine di telefonate tra Scarantino, la moglie e altri familiari e diversi contatti tra il falso pentito e Mario Bo, ex funzionario del pool investigativo che indagava sulle strage di Capaci e via D'Amelio ora imputato nel processo per il depistaggio. Scarantino chiamava frequentemente anche i pm Palma e Petralia. Dalle conversazioni emerge il nervosismo e l'inquietudine del falso pentito che si rivolgeva ai magistrati e alla polizia per continue richieste relative al sistema di protezione a cui era sottoposto. E cenni alla deposizione che il teste avrebbe dovuto rendere.