Pianti e dolore a Pachino ai funerali del portiere del Rosolini Calcio
Neppure il Cielo lo avrebbe voluto accogliere, perchè Nino, con i suoi 18 anni era troppo giovane per morire. E quando il rito funebre si è concluso, prima che la bara bianca lasciasse la chiesa Madre, su Pachino si è scatenato il diluvio. E' stata un cerimonia fin troppo toccante quella che si è celebrata questo pomeriggio per l'ultimo addio al portiere del Rosolini, Nino Malandrino, una vita spezzata nella notte tra venerdì e sabato da un incidente stradale. La chiesa era gremita, molti sono rimasti fuori dal Tempio sacro. Alcuni con i palloncini bianchi, altri a coprirsi dal freddo, con le sciarpa granata. Lo stesso colore della maglia che indossava 'Nino saracinesca'. Oltre ai genitori del ragazzo, al fratello ed i parenti, che non riescono a rassegnarsi per una morte troppo crudele, presente tutto lo staff del Rosolini Calcio. Ci sono molti ragazzi del Pachino Calcio, amici ed amiche d'infanzia del portierone, i suoi ex compagni di scuola dell'Istituto Bartolo, gli ultrà del Rosolini, ' fedelissimi', il sindaco Pippo Incatasciato. Molti hanno il volto solcato dal pianto, ma nello stesso tempo c'è tanta rabbia per una morte che ha spezzato una vita così giovane. Il sacerdote don Bruno Carbone durante l'omelia ha avuto parole di conforto per il papà e la mamma di Nino e di cercare di superare la tragedia, che coinvolte un'intera comunità. "La migliore caratteristica di Antonio era il sorriso -ha detto il sacerdote-, tramite il quale esprimeva la sua bellezza interiore. Aveva tanti sogni, era una promessa del calcio e quando arriva la morte è difficile accettare tutto. Solo Dio può adesso entrare nei cuori degli affranti genitori e del fratello".
Il capitano del Rosolini, Emanuele Monaco, molto provato, ha lasciato leggere al preparatore atletico, Corrado Falco, il suo saluto a Nino. “In un anno ti sei preso il cuore del Rosolini e dei rosolinesi. So che sarai lì a lottare con noi e a tifare per noi”. All'uscita della bara, il volo di palloncini verso il cielo e tanti applausi. Addio 'saracinesca'.