Bancarotta della 'Tecnis Spa', 4 arresti a Catania: presi Costanzo e Bosco
Attraverso "criminose condotte predatorie" realizzate da imprenditori che "mettono in conto di non dovere assolvere ai loro debiti con l'erario e con i fornitori" il "management della Tecnis" ha "spogliato la società di quasi 100 milioni di euro, dal 2011 al 2014, aggravandone il dissesto e rendendola insolvente". E' l'accusa della Procura di Catania sulla bancarotta, dichiarata nel giugno del 2017, della Tecnis, una delle principali aziende italiane di costruzioni, che ha portato agli arresti domiciliari, eseguiti dalla guardia di finanza, di quattro persone e al sequestro di beni per 94 milioni di euro in esecuzione di un'ordinanza del Gip. Tra loro gli imprenditori Concetto Bosco, 57 anni, e Mimmo Costanzo, di 58, indagati in qualità di amministratori di fatto del gruppo che, secondo l'accusa, avrebbero utilizzato altre aziende a loro riconducibili per "drenare risorse finanziarie dalla Tecnis". I due, sostiene la Procura, sono "la mente organizzativa del progetto criminale", realizzato avvalendosi della "collaborazione" di Orazio Bosco, 56 anni, fratello di Concetto, e di Gaspare Di Paola, 69. Quest'ultimo, in una intercettazione, definisce il proprio ruolo: "mi hanno sempre trattato solo come un prestanome, io ho lavorato con imprenditori molto più seri di lui e di Mimmo...". Le indagini del nucleo di Polizia economico finanziaria della guardia di finanza hanno ricostruito la fitta rete di connessioni tra le società della galassia Tecnis, che operava quasi sempre su appalti pubblici, e che all'avvio della procedura di amministrazione straordinaria disponeva di un portafoglio commesse pari a 700 milioni di euro, aveva circa 600 dipendenti ed era gravata da un passivo accertato di quasi 180 milioni di euro, di cui 94 milioni per debiti erariali. Un gruppo che era finito nel mirino della Procura di Roma per corruzione per presunte tangenti pagate all'Anas nelle inchieste 'Dama nera' che avevano portato, dal 22 ottobre 2015 al 22 marzo del 2016, Mimmo Costanzo e Concetto Bosco agli arresti domiciliari. La Tecnis, inoltre, è stata in amministrazione giudiziaria dal febbraio 2016 al marzo 2017 perché sequestrata nell'ambito di un'inchiesta antimafia della Dda etnea su indagini dei carabinieri del Ros. Pregressi che per i due imprenditori sono allarmi. Per questo mentre parlano tra loro la guardia di finanza sente Concetto Bosco dire a Costanzo: "Non possiamo più rischiare... questa è la nostra seconda vita, saremo non precisi, millimetrici, non possiamo sistemare niente". E la Procura che li indica come "ancora oggi operativi sul mercato attraverso la società Amec srl, costituita alla fine del 2017, che opera nel settore costruzioni generali e delle infrastrutture, con un fatturato annuo dichiarato di 11 milioni di euro". Un'azienda la cui denominazione sarebbe l'acronimo di 'Ancora Mimmo E Concetto', che "risulta aggiudicataria di commesse pubbliche", e che di recente avrebbe vinto un appalto dell'Anas da 50 milioni di euro. Soldi che, sostiene l'accusa, servivano a creare fondi personali e a finanziare operazioni imprenditoriali come la costruzione di due resort di lusso. I due imprenditori parlano di futuro ipotizzando un'exit strategy. E' sempre Bosco a parlare a Costanzo e ipotizza di creare, "perché nella vita non si sa mai", una società da "pompare con ricavi, soldi, cassa", così "se c'è un problema" noi "abbiamo una possibilità di fuga". "Non vi è dubbio che questo modo di procedere predatorio nei confronti delle propria aziende - ha affermato il procuratore Carmelo Zuccaro - in realtà nascondeva anche la necessità di alimentare la corruzione e di ottenere indebiti vantaggi dai rapporti con l'associazione mafiosa. Temi però - ha precisato il magistrato - che non sono oggetto di questo procedimento".