Droga, armi e gioco d'azzardo: 69 arresti a Lecce per mafia
Sessantanove persone sono state arrestate a Lecce per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, violazione della legge sulle armi, associazione finalizzata al traffico di droga nonché esercizio aggravato e partecipazione al gioco d’azzardo.
Le indagini dei poliziotti della squadra mobile, coordinati dal Servizio Centrale Operativo, partite alla fine dell’anno 2017 dopo aver intercettato una lettera proveniente dal carcere il cui mittente è stato poi identificato nell’ergastolano Cristian Pepe, sono durate oltre un anno con il ricorso a numerose attività tecniche. Il lavoro investigativo ha permesso di accertare la consolidata egemonia su lecce del clan Pepe, facente capo a Pepe Cristian capo storico del clan e a al fratello, Pepe Antonio, meglio noto con il soprannome di «Totti». Le articolate indagini hanno evidenziato come il sodalizio criminale avesse ormai preso il controllo esclusivo, nella citta di Lecce e in molti dei comuni prossimi al capoluogo, delle principali attività criminali attraverso la gestione di canali di approvvigionamento della sostanza stupefacente, la successiva vendita al dettaglio, le estorsioni nonché il controllo del gioco d’azzardo.
Le indagini hanno permesso di intercettare due riti di affiliazione alle organizzazioni criminali, in stile Sacra Corona Unita.
Nel corso delle indagini si è assistito al graduale assoggettamento dei diversi gruppi criminali operanti nelle zone di Squinzano, Galatone, Nardò, Surbo, nonché delle marine adriatiche, al Clan Pepe che allo stato rappresenta, uno dei principali sodalizi criminali della Provincia di Lecce.
L'attività investigativa ha anche evidenziato il consolidato rapporto con le organizzazioni criminali Brindisine che hanno trovato nel Capo Clan reggente Antonio Pepe detto «Totti» e nei suoi affiliati i principali interlocutori per la gestione delle cointeressenze criminali tra le due provincie.
Per rafforzare il potere e rendere ancora più marcati i tratti identitari del Clan e dei suoi alleati i capi famiglia hanno associato nuovi adepti, infatti, sono state captate a mezzo di intercettazioni telematiche due affiliazioni con relativo rito che hanno permesso di accertare il permanere dei tratti caratteristici storici della Sacra Corona Unita.
Le indagini hanno consentito di acquisire chiari elementi relativi all’interesse del clan nella gestione delle cosiddette «bische clandestine«, acquisendo il 40 % degli introiti, nonché il tentativo, da parte del reggente Totti Pepe, di condizionare, in suo favore addirittura i risultati di giochi gestiti dal monopolio di stato cercando attraverso pressioni di ottenere agevolazioni nelle vincite per gli appartenenti al clan ed i loro familiari.
Le investigazioni hanno consentito inoltre di far luce sull’attentato incendiario avvenuto in data 30 agosto 2017 in danno del Maresciallo dei Carabinieri, comandante della stazione Carabinieri di Surbo, avvenuto ad opera di soggetti della criminalità organizzata operanti nella zona di Surbo .
Sono emersi ulteriormente elementi relativi al tentativo da parte del clan di influenzare l’operato di amministratori locali al fine di assicurarsi le relative autorizzazioni ad organizzare eventi e spettacoli in un’area oggetto di concessione comunale.
Nel corso delle investigazioni sono state documentate cessioni di svariati chilogrammi di eroina e cocaina e sequestrate alcune centinaia di chili di marijuana.