Siracusa, non si ferma la protesta dei detenuti: i più esagitati al 'blocco 50'
Nel braccio di media sicurezza del carcere di Siracusa, la protesta non si ferma. Gli agenti penitenziari, però tengono sotto controllo i più esagitati del 'blocco 50' che si trovano rinchiusi tra il primo ed il terzo piano. Protestano per le misure disposte dopo il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri per arginare gli effetti del coronavirus tra cui la sospensione dei colloqui. Sarebbero 150 i detenuti che la notte scorsa hanno preso parte alla rivolta nell'istituto che ha provocato danni ai tre piani del blocco 50: i detenuti hanno bruciato le suppellettili che si trovavano all'interno delle celle, lenzuola e materassi, ma hanno anche utilizzato le brande, utilizzandole come teste di ariete per sfondare alcuni cancelli. Distrutto l'impianto di videosorveglianza ed è stata danneggiata una delle due cucine, che è stata resa di fatto inagibile.
Il direttore Aldo Tralongo ieri pomeriggio aveva cercato di mediare proprio per evitare l'insorgere di proteste, alla presenza del garante dei diritti delle persone private della libertà, Giovanni Villari, e aveva assicurato la possibilità di aumentare la durata delle chiamate e permettere anche le chiamate video. "I ristretti - ha spiegato Villari - lamentano di non percepire l'applicazione di misure igieniche di prevenzione del contagio all'interno del carcere e il fatto che gli agenti della polizia penitenziaria, così come il personale medico e gli educatori, potrebbero essere latori del contagio, né più e né meno dei loro familiari. Tutti richiedono l'applicazione dell'indulto". Villari ha ricordato che l'emergenza corona virus "si innesta in una situazione molto problematica, quale quella delle carceri italiane, gravate dal sovraffollamento, dalle difficoltà delle strutture, dai tagli al personale". La popolazione nel carcere è di circa 680 detenuti, circa cento in più della capienza massima.