La lettera. Signor Presidente, la nostra Sicilia ha bisogno di più Sanità
Sull'emergenza sanitaria che il Paese sta vivendo e soprattutto delle difficoltà che si regsitrano in Sicilia, il massoterapista Maurizio Prisutto, originario di Augusta, ma che vive a Patti, in provincia di Messina, ha scritto una lettera al presidente della Regione e per conoscenza all'assessore regionale alla salute, Ruggero Razza. Pubblichiamo il testo.
Sono un cittadino originario di un paese della provincia di Siracusa ( Augusta). La presente per esprimere la mia preoccupazione (e quella della mia adorata terra ) circa la grave emergenza sanitaria che ha colpito inesorabilmente la popolazione mondiale. Ciò che in primo luogo mi desta angoscia è il sistema sanitario siciliano, vicino al collasso: sistema che dal 2009 subisce dallo Stato un definanziamento della spesa pubblica con conseguenze nefaste per l’efficienza dello stesso sistema, mancando non soltanto strutture sanitarie adeguate ad affrontare situazioni di emergenza ( come quella attuale), ma anche personale sanitario. Non si può continuare senza programmare, non si può continuare senza investire, ma soprattutto non si può continuare a dare fiumi di denaro pubblico alla sanità privata, non si può pensare di arricchire con i nostri soldi l’imprenditore di turno con conseguente impoverimento delle casse statali. Solo per fare qualche esempio secondo uno studio scientifico, il rapporto ideale tra infermiere e paziente dovrebbe essere di 1 a 6, in Sicilia invece ci sono strutture sanitarie dove si arriva anche ad un infermiere ogni 21 pazienti. Cosi andiamo a sbattere signor presidente. Mi chiedo …. se questi dati sono allarmanti già in una situazione di normalità, come saranno in presenza di una pandemia? Forse tragici? Come si potrà mai affrontare una situazione del genere se il contagio dovesse vertiginosamente salire? Perché chi lavora in ambito sanitario esposto a tanti rischi, soprattutto adesso debba lavorare con uno stipendio sotto la media europea di almeno il 30% ? Perché invece chi dirige una barca che affonda debba guadagnare montagne di soldi senza nessun risultato ? L’assenza dei livelli essenziali di assistenza, rimasti finora sulla carta, i tagli alla sanità, il blocco dei concorsi pubblici non possono che essere definiti un disastro annunciato. Oggi come non mai ogni singolo cittadino ha paura di ammalarsi e di non poter essere curato adeguatamente, ha paura di essere abbandonato a se stesso, di morire da solo. Perché dobbiamo arrivare al punto di dover decidere chi curare, forse non è abbastanza chiaro l’articolo 32 della costituzione italiana? Perché dobbiamo passivamente osservare il fallimento del bene pubblico? Non meritiamo forse il diritto alla salute, dopo aver per una vita servito lo stato? Perché …….. Solo un tempestivo intervento delle istituzioni nazionali e regionali potrà colmare, o quanto meno attenuare, le conseguenze della più grande emergenza sanitaria del terzo millennio. A fronte di tutto ciò spero che chi di competenza provveda, nel più breve tempo possibile, al sostentamento economico delle persone in difficoltà. Mi preme infine sottolineare che tale emergenza ci sta insegnando, anzi deve insegnarci, a considerare il diritto alla salute come un valore superiore rispetto a qualsiasi altro interesse di tipo economico, politico e finanziario. Il diritto alla salute, principio cardine della costituzione è il più importante diritto dell’individuo ed interesse della collettività, lo stesso non deve essere considerato solamente come diritto soggettivo a non subire lesioni dell’integrità psico-fisica ma anche e, forse soprattutto, come diritto a prestazioni positive, ovvero lo stato deve assumersi il compito di realizzare tutte le condizioni necessarie per offrire assistenza sanitaria. La invito, pertanto, a voler considerare tra le sue priorità le problematiche appena espresse, problematiche che inevitabilmente dovranno indirizzare le future scelte del governo. Lo Stato Italia e la Regione Sicilia hanno sicuramente bisogno di più sanità, più salute, di più civiltà, e meno, di sperperi, auto blu, super stipendi, guardie del corpo e fiumi privati. Chiudo con un pensiero personale: la civiltà di un paese si misura nella forza che ha di dare supporto ai più deboli, agli indigenti, ai malati, quindi rispettiamo la costituzione. In attesa di un suo riscontro, l’occasione è gradita per porgere i miei distinti saluti.
Maurizio Prisutto