Minacce a Silvia Romano, il Pm di Milano apre un'inchiesta
Gli insulti, i messaggi pesanti anche di morte che stanno alimentando la campagna d'odio nei confronti di Silvia Romano bersagliata via social ma anche con lettere per aver scelto di abbracciare l'Islam e per il presunto riscatto pagato in cambio della sua libertà, hanno portato la Procura di Milano ad aprire un'inchiesta per minacce aggravate e la madre a dire che chiunque dopo un'esperienza del genere "tornerebbe convertito". E del riscatto ha parlato anche l'Alto rappresentante Ue, Josep Borrell: "E' sicuramente un problema, ma francamente non ho altre informazioni", ha risposto alla domanda su quanto affermato da un portavoce dei rapitori, secondo cui il denaro che sarebbe stato pagato per la liberazione sarà usato dagli Shabaab per comprare armi. In ogni caso, nonostante i messaggi minatori, si sente "serena" la giovane cooperante rapita in Kenya il 20 novembre del 2018, liberata sabato scorso in Somalia e finalmente da ieri pomeriggio a casa a Milano, al Casoretto. Dopo 18 mesi di prigionia avrebbe voluto tanto stare a lungo con la sua famiglia, ma invece quei messaggi odiosi postati sui social o messi nero su bianco in missive e volantini, anche firmati da esponenti politici della Lega e della destra, le hanno fatto - suo malgrado - cambiare programma. Dopo una visita di controllo "doverosa" da parte del suo medico, nel pomeriggio è stata sentita assieme alla mamma, Francesca Fumagalli, dal responsabile dell'antiterrorismo milanese Alberto Nobili e dai carabinieri del Ros che indagano per minacce aggravate e sono in contatto con i colleghi di Roma che invece hanno aperto un fascicolo sul sequestro vero e proprio. Velo multicolor e tunica come vuole la tradizione islamica, e ovviamente la mascherina, Silvia-Aisha, questo il suo nome dopo la conversione, ha avuto un lungo colloquio con gli inquirenti e gli investigatori milanesi ai quali ha confidato di sentirsi "serena" nonostante tutto. Si è trattato di un'audizione in cui la giovane cooperante si è fatta conoscere e nella quale, oltre a parlare del suo periodo di volontariato trascorso in Kenya, ha messo in fila le minacce e gli insulti che, da quando è scesa dalla scaletta dell'aereo a Ciampino, sono andati moltiplicandosi e che l'hanno convinta ad aumentare la privacy anche sul suo profilo Facebook. Tra questi pure un post di Vittorio Sgarbi, il quale ha scritto che la giovane "va arrestata" per "concorso esterno in associazione terroristica": messaggio che verrà vagliato dalla magistratura milanese, così come quello di Nico Basso, consigliere comunale di Asolo (Treviso), 'venetista' capogruppo della civica "Verso il futuro", ed ex assessore leghista, che sotto la foto della giovane ha scritto "impiccatela" assieme ad alcuni biglietti e lettere e messaggio apparsi sul web con frasi davvero pesanti. E proprio per proteggerla, la palazzina dove vive e che si trova in uno dei quartieri popolari di Milano e rimasto ancora autentico, è presidiata notte e giorno dalle forze dell'ordine. Palazzina dove però ancora oggi sono arrivati anche mazzi di fiori in segno di accoglienza calorosa, come testimoniano pure quei cartelli di 'bentornata' appiccicati sul portone. Quel portone che si è chiuso dietro le sue spalle nel tardo pomeriggio perché anche a lei tocca l'isolamento di 14 giorni previsto dal protocollo per evitare i contagi da coronavirus per chi rientra dall'estero. Chi l'ha potuta incontrare l'ha comunque trovata bene e l'ha descritta come "una ragazza molto aperta e cordiale come sempre, molto reattiva" e ha definito una "balla" la voce circolata su una sua possibile gravidanza. "Come vuole che stia? Provate a mandare un vostro parente due anni la' e voglio vedere se non torna convertito", si è limitata a dire mamma Francesca uscendo di casa con il cane. "Usate il cervello", ha aggiunto la signora rientrando e ribadendo di non voler rilasciare altre dichiarazioni. "Vogliamo stare in pace, abbiamo bisogno di pace. Cerchiamo di dimenticare, di chiudere un capitolo e aprirne un altro".