Sparito e ucciso a Noto nel 2015: a Pachino arrestato 'Rabbiele' Forestieri
I carabinieri della Compagnia di Noto hanno arrestato un uomo di Pachino accusato dell'omicidio e dell'occultamento del cadavere del 35enne Emanuele Nastasi, ucciso nel 2015.
Il corpo della vittima, la cui autovettura fu ritrovata bruciata nelle campagne del siracusano, non è mai stato ritrovato, ma le indagini, pur a distanza di cinque anni, hanno permesso di arrestare il presunto assassino, noto spacciatore del luogo, con cui la vittima, per un banale debito di droga, aveva avuto delle discussioni e si era ribellato, pagando l'affronto con il sangue.
Un mistero che è stato risolto grazie all’acume investigativo dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Noto, le cui indagini sono state dirette dal Sostituto Procuratore Gaetano Bono e coordinate dal Procuratore Aggiunto della Repubblica Fabio Scavone.
Oggi, infatti, si sa che Emanuele Nastasi è stato ucciso e si conoscono i nomi degli autori dell’omicidio: Rabbiele e Paolo Forestieri.
Questa mattina, infatti, i Carabinieri della Compagnia di Noto, coadiuvati da quelli del Nucleo cinofili di Nicolosi e con l’ausilio di un elicottero del 12° Elinucleo di Catania, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Siracusa Salvatore Palmeri, hanno tratto in arresto Raffaele Forestieri detto Rabbiele, 42 anni, e lo hanno condotto presso la Casa di Reclusione di Noto; Paolo Forestieri invece, è stato ucciso nel marzo del 2015. Durante le perquisizioni eseguite al momento dell’arresto, i Carabinieri hanno sequestrato una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa, 77 proiettili del medesimo calibro, 16 grammi di cocaina e ben 900 grammi di marijuana, oltre a circa 1200 euro in banconote di vario taglio, tutto materiale rinvenuto nelle pertinenze delle case popolari dove vive il FORESTIERI. Saranno ora svolti specifici accertamenti volti ad attribuire la riconducibilità del materiale sequestrato ed in particolare l’arma sarà inviata al RIS di Messina perché su di essa siano svolti specifici accertamenti dattiloscopici e balistici utili a stabilire chi ne fosse il detentore e se essa sia stata già utilizzata in qualche evento delittuoso in passato.
La storia della morte di Nastasi si interseca con il suo stato di tossicodipendenza.
Nell’ultimo arco della sua vita, la vittima comprava l’eroina da Paolo e Rabbiele Forestieri quest’ultimo pluripregiudicato per reati in materia di stupefacenti già all’epoca dei fatti.
Ed è proprio da un debito di droga di appena 80 euro che trae origine l’odierna vicenda.
In particolare, circa una settimana prima della scomparsa, Nastasi aveva acquistato un quantitativo di eroina da Paolo Forestieri per un prezzo concordato di 80 euro, ma la droga era di scarsa qualità e di quantità inferiore rispetto al prezzo pattuito. Ed Emanuele Nastasi non esitò a contestarlo ai suoi spacciatori.
Il suo coraggio e la sua irriverenza gli furono fatali: aveva osato ribellarsi a Paolo e Rabbiele Forestieri e quest’ultimo è solito sottomettere i suoi debitori incutendo timore con la sola presenza, specie nel complesso delle case popolari di Via Mascagni, dove si atteggia a piccolo boss forte del suo curriculum criminale e della sua pericolosità sociale, ben nota ai locali residenti, traendone profitto dalla consapevolezza della sostanziale libertà d’azione ed impunità per l’omertà e il senso di paura ed oppressione in cui vivono i residenti del complesso. Il materiale rinvenuto e sequestrato questa mattina dai Carabinieri indica il genere di traffici che ruotano intorno alla zona.
Ma non c’è impunità che tenga, di fronte a organi inquirenti che sono riusciti pazientemente a ricostruire le tessere di un mosaico e, sia pur a cinque anni di distanza, sono riusciti a rinvenire tutti gli indizi in grado di inchiodare i FORESTIERI alle loro responsabilità.
Un omicidio al momento senza cadavere, o come si dice in gergo, un caso di lupara bianca: il corpo del giovane Emanuele è stato lungamente cercato, ma invano; sono stati ispezionati vari siti nell’area tra i Comuni di Pachino e Portopalo di Capo Passero, anche unitamente a personale specializzato del Nucleo Speleo-Alpino-Fluviale del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Siracusa.
L’operazione odierna, frutto di un’attenta opera di raccolta di indizi e di rielaborazione di numerosi elementi finora rimasti slegati, è quindi quanto mai importante per dimostrare come lo Stato, attraverso i Carabinieri, è determinato a non lasciare impuniti i reati, soprattutto quelli efferati come quello di cui è rimasto vittima il povero Emanuele e che i cittadini possono contare sulla forza della giustizia e della professionalità degli inquirenti.