I protagonisti dei viaggi in Sicilia nei Grand Tour del XVIII secolo
Viaggiare, esplorare l’ignoto, ha sempre rappresentato il modo per l’essere umano per sfidare la propria natura, per superare i limiti così da comprendere maggiormente la propria persona, soddisfare il proprio bisogno di conoscenza e sublimarlo attraverso il contatto con l’arte e la storia. Nel corso dei secoli, durante il Medioevo prima e, successivamente, con il Rinascimento, il concetto di viaggio come forma d’arte e pratica di insegnamento ha acquisito nuovi e diversi significati, fino a dare vita, intorno al XVII e XVIII secolo, al fenomeno noto comunemente con il termine di Grand Tour.
Questo modo di dire fu coniato per primo dal prete cattolico Richard Lassels che, nel corso del suo viaggio in Italia nel 1670, definì il fenomeno, già molto diffuso nei paesi del nord Europa, appunto Grand Tour. Nacque così l’esigenza, per i giovani discendenti dell’aristocrazia europea, di viaggiare in Italia per approfondire le proprie conoscenze nelle arti visive, nella politica e nella cultura.
Le città del Bel Paese più visitate al tempo erano, come facilmente intuibile, Roma e Firenze, con i nobili e facoltosi viaggiatori europei che, percorrendo lo stivale, non scendevano mai oltre Napoli e la Campania. Tutto questo almeno fino al XVIII secolo quando archeologi e intellettuali del Vecchio Continente riscoprirono le bellezze artistiche e storiche del Mezzogiorno, ponendo al centro dei propri viaggi culturali in Italia, appunto, la Sicilia.
Fu in questo periodo che scrittori e letterati del calibro di Alexandre Dumas, Guy de Maupassant e Samuel Taylor Coleridge scelsero di prolungare il loro soggiorno in Italia giungendo fino in Sicilia, dove sarebbero culminati i loro viaggi di istruzioni nel Bel Paese. Ma l’isola fu anche meta d'arrivo per misteriosi e stravaganti personaggi, come Giacomo Casanova, l’avventuriero e giocatore veneziano, meglio noto per le sue imprese sentimentali tre secoli fa, che in fuga dalla città lagunare, si rifugiò prima a Napoli e poi in Sicilia in cerca di nuove avventure.
Toccando con mano i luoghi simbolo della cultura occidentale, accompagnati da un maestro che fungeva da quello che oggi chiameremmo “guida turistica”, i giovani delle famiglie nobili dei paesi mitteleuropei, con il loro viaggio in Italia, segnavano il proprio passaggio all’età adulta, acquisendo coraggio, intraprendenza, capacità di leadership e perfezionando la conoscenza delle lingue, dei costumi e delle tradizioni dei paesi.
La Sicilia, come del resto tutto il paese, era considerata un museo all’aperto. Le temperature sempre miti, le innumerevoli opere d’arte e architettoniche e la ricchezza di siti archeologici suscitò ben presto una forte attrazione per i tanti viaggiatori provenienti dal Regno Unito, dalla Francia e dalla Germania che da Ercolano e Pompei scelsero di oltrepassare lo stretto di Messina per avventurarsi in Sicilia e godere delle meraviglie della Trinacria.
Il punto di massimo splendore del Grand Tour in Sicilia fu raggiunto soltanto nel 1773 con la pubblicazione del libro “Un tour in Sicilia e Malta” di Patrick Brydone: la Sicilia entrò ufficialmente nell’itinerario italiano del Grand Tour. Le città di Messina, Taormina, Catania, Segesta, Agrigento, l’Etna ma anche Palermo e le località del sud della regione divennero le tappe fondamentali del viaggio sull’isola.
Tante le caratteristiche per le quali furono decine di turisti a voler visitare la Sicilia in quel tempo: senza dubbio, ad attirare l’attenzione dei rampolli della borghesia continentale fu il grande patrimonio artistico dell’isola, senza dimenticare che la Sicilia rappresentava all’epoca (e rappresenta) un vero laboratorio di geologia, per i suoi vulcani, la sua fauna selvatica e i suoi paesaggi pittoreschi.
Lo scrittore e drammaturgo tedesco Johann Wolfgang von Goethe, autore del celeberrimo poema epico “Faust”, rimase estasiato dalle bellezze dell’isola e rapito dalle meraviglie delle sue città, tanto che arrivò a scrivere nel libro “Viaggio in Italia” che la Sicilia era la chiave di tutto: senza di essa, l’Italia non avrebbe lasciato nello spirito alcuna immagine.
Oggi, la Sicilia si sta riscoprendo essere quel centro di gravità del moderno Grand Tour in Italia. I dati del turismo riportano un trend di crescita di visitatori provenienti da ogni parte del vecchio continente sempre in crescita, a testimonianza ulteriore della bellezza e dell’autenticità dello spirito dell’isola.