Disarticolata la mafia di Barrafranca e Pietraperzia, 46 arresti: pure in Germania
Un'operazione antimafia di vasta portata è in corso tra Italia e Germania: 46 le persone a carico delle quali il tribunale di Caltanissetta ha emesso misure cautelari su richiesta della procura distrettuale. I reati contestati nell'operazione 'Ultra', condotta dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Enna, sono: associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo smercio di stupefacenti, estorsioni, corruzione aggravata dall'aver favorito l'associazione mafiosa, detenzioni di armi da fuoco. Sequestrati beni per oltre un milione di euro.
Ruota attorno alla famiglia mafiosa dei Bevilacqua l'indagine dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Enna, coordinati dalla Dda di Caltanissetta, che ha portato all'arresto di 46 persone tra Barrafranca (En), Pietraperzia (En), Catania, Palermo e Wolfsburg in Germania. in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip. Si tratta di soggetti affiliati o contigui alle famiglie mafiose di Barrafranca e Pietraperzia. In particolare Giuseppe Emilio Bevilacqua è stato localizzato e catturato in Germania grazie al supporto del Bka e della polizia tedesca, con il coordinamento operativo dell'Agenzia di polizia europea Europol. I reati contestati, a vario titolo, sono associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo smercio di stupefacenti, estorsioni, corruzione aggravata dall'avere favorito l'associazione mafiosa, detenzioni di armi e assistenza agli associati. L'indagine è stata avviata nel maggio 2018 successivamente alla concessione del benefico della detenzione domiciliare, per ragioni di salute, a Raffaele Bevilacqua, già condannato per associazione di tipo mafioso nel cosiddetto processo "Leopardo", che tra la fine degli anni '80 e i primi anni del 2000 era non solo componente del direttivo della Dc e in strettissimi rapporti con Salvo Lima, ma anche al vertice di Cosa Nostra ennese per diretta investitura di Bernardo Provenzano. Bevilacqua è stato, inoltre, condannato all'ergastolo per essere stato riconosciuto mandante, assieme a Francesco "Ciccio" La Rocca, dell'omicidio di Domenico Calcagno, commesso a Valguarnera Caropepe nel maggio del 2003. L'indagine del Ros ha consentito di documentare come il lungo periodo di detenzione, anche in regime di "carcere duro", non avesse minimamente fiaccato lo spirito di Bevilacqua il quale, non appena ritrovata la "libertà", ha ripreso immediatamente la direzione della famiglia mafiosa con il fondamentale apporto dei suoi familiari. Il suo appartamento di Catania, dove era ai domiciliari, secondo gli investigatori era il crocevia di importanti incontri con altri storici affiliati, primi fra tutti gli uomini d'onore Alessandro Salvaggio e Salvatore Privitelli, nel corso dei quali venivano decise strategie e progettate le azioni da compiere.
Non vedeva il suo "capo famiglia" da 15 anni: quando Raffaele Bevilacqua, ai domiciliari a Catania dopo un periodo di 41 bis, gli si è presentato davanti, Alessandro Salvaggio, anziano uomo d'onore, non ha esitato a baciargli le mani in segno di immutato rispetto. Il carisma del vecchio capomafia emerge dalle indagini del Ros e dei carabinieri di Enna che hanno portato all'arresto di 46 persone tra Sicilia e Germania. Gli investigatori, coordinati dalla Dda di Caltanissetta, hanno sgominato proprio il clan Bevilacqua. Per gli inquirenti nel progetto di riorganizzazione della famiglia mafiosa ordito da Raffaele Bevilacqua hanno assunto un ruolo cardine i suoi figli: Flavio, Alberto e Maria Concetta, quest'ultima avvocato del foro di Enna. Il figlio Flavio, secondo l'inchiesta, era l'interfaccia del padre con il territorio occupandosi di tenere i contatti con gli altri affiliati e di concordare le azioni da intraprendere; Maria Concetta, invece, era solita compiacersi per il "rispetto" che le veniva tributato, e approfittando della sua professione, incontrava nel suo studio legale di Barrafranca (En) gli affiliati ai quali consegnava i "pizzini" scritti dal genitore con gli ordini da eseguire. La donna al pari del fratello, per gli investigatori, partecipava alla scelte strategiche del gruppo criminale, organizzava gli incontri nell'abitazione di Catania e, sfruttando il suo ruolo di legale, attuava una serie di manovre volte ad evitare il ritorno in carcere del padre. A conferma che il tempo e la detenzione non abbiano rescisso il legame con l'organizzazione, gli investigatori hanno documentato come Filippo Milano, storico affiliato alla consorteria di Barrafranca (En), nel tempo avesse consegnato ai famigliari del suo capo cospicue somme di denaro con le quali, come la moglie del boss Giuseppa ammetteva, aveva provveduto a soddisfare i "piaceri" dei figli, tra cui la festa di laurea di Maria Concetta pagata proprio con il denaro provento di attività illecite.
LA FIGLIA DEL BOSS COMPIACIUTA DEL BACIAMANO AL PADRE
Per l'avvocato Maria Concetta Bevilacqua, finita ai domiciliari nell'ambito dell'inchiesta 'Ultra' della Dda di Caltanissetta che ha portato a 46 arresti tra Sicilia e Germania, era un orgoglio che un vecchio affiliato al clan aveva fatto il baciamano a suo padre Raffaele, riconoscendo così il suo ruolo di capo della famiglia mafiosa nonostante la lunga detenzione in carcere del genitore, anche al 41 bis. E' uno degli aspetti che emerge dall'inchiesta del Ros e dei carabinieri di Enna, coordinata dalla Procura nissena. Scrivono glI inquirenti. "La donna chiedeva con insistenza al congiunto se egli avesse ricevuto l'ossequioso rito del 'baciamano'. Ottenutane conferma ribatteva, con parole che ci riportano indietro nel tempo, '.... e io comunque quando tu muori fra 100 anni io mi auguro...io mi auguro... mi auguro di avere dei figli...che gli devo raccontare tutte queste cose...'. Parole che, per gli investigatori, dimostrano che la "liturgia mafiosa", ancora oggi viva, suscitava nell'avvocato Maria Concetta Bevilacqua "orgoglio e complicità col padre, uomo d'onore di Cosa Nostra le cui azioni vengono ritenute degne di essere raccontate ai figli quasi fossero gesta eroiche".
I NOMI DEL BLITZ
Ci sono il reggente di cosa nostra ennese Raffaele Bevilacqua ed i suoi figli, una delle quali avvocatessa, tra gli arrestati dell'operazione della Dda di Caltanissetta che questa mattina ha portato a 46 misure cautelare in carcere ed ai domiciliari. Ma anche un dirigente comunale. Nel maggio del 2018, Raffaele Bevilacqua, che stava scontando al 41 bis, l'ergastolo come mandante di un omicidio, aveva ottenuto il permesso di subire un intervento chirurgico a Catania e di rimanere agli arresti domiciliari in un appartamento del capoluogo etneo. Dal momento del beneficio erano scattate le indagini e la sorveglianza, condotte dai Ros dei carabinieri, che hanno permesso di accertare che Bevilacqua continuava ad incontrare nel suo appartamento, esponenti della cosca mafiosa di Barrafranca e Pietraperzia di fatto riprendendo la reggenza del clan. Custodia in carcere anche per una minorenne. Raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere sono Raffaele Bevilacqua, i figli Flavio Alberto e Giuseppe Emilio arrestato in collaborazione con l'Europol in Germania; Luigia Bellomo, Adriano Giuseppe Bellomo, Andrea Blasco, Filippo Bonelli, Davide Cardinale, Domenico Cardinale, Fabio Cardinale, Angelo Cutaia, Andrea Ferreri, Calogero Ferreri, Agatino Fiorenza, Davide La Mattina, Giuseppe La Mattina, Luigi Fabio La Mattina, Valentino La Mattina, Dario La Rosa, Filippo Milano, i fratelli Giovanni e Vincenzo Monachino considerati reggenti della cosca di Pietraperzia, Salvatore Paternò, Salvatore Privitelli, Massimo Riggi, Vincenzo Russo, Alessandro Selvaggio, Salvatore Selvaggio, Giovanni Strazzanti, Salvatore Strazzanti, Sebastiano Tasco, Mirko Filippo Tomasello, Giuseppe Trubia, Angelo Tummino, Salvatore Marco Vaccari.
Ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per la figlia di Raffaele Bevilacqua, Maria Concetta, avvocato del Foro di Enna, che secondo le accuse avrebbe incontrato nel suo studio legale di Barrafranca gli affiliati della cosca ai quali avrebbe anche consegnato i messaggi del padre contenenti le indicazioni sulle attività da svolgere e le iniziative da intraprendere. Secondo le accuse sarebbe stata non solo a conoscenza delle attività del padre, ma, insieme al fratello avrebbe anche preso parte a scelte e organizzato gli incontri tra gli affiliati ed il padre nell'appartamento di Catania dove questo risiedeva dal 2018. Ai domiciliari anche Abigail Bellomo, Rosetta Bellomo, Salvatore Blasco, Rosario Corvo, Stella Crapanzano, Davide Pagliaro, Giuseppina Strazzanti, Cateno Sansone e Giuseppe Zuccalà, dorigente del Comune di Barrafranca che avrebbe favorito l'assegnazione diretta di un appalto all'imprenditore Andrea Blasco in stretti rapporti con la famiglia Bevilacqua.