Appalti con affidamento diretto, arrestato sindaco Santa Caterina Villermosa
Appalti concessi con affidamento diretto a imprenditori 'amici': è il tema dell'inchiesta della Procura di Caltanissetta sul Comune di Santa Caterina Villermosa sfociata nell'esecuzione di un'ordinanza cautelare nei confronti di 16 indagati. Tra i destinatari del provvedimento, eseguito da carabinieri e Guardia di Finanza, alcuni componenti della locale amministrazione comunale, imprenditori e dirigenti pubblici. Ad alcuni degli indagati è contestata, tra l'altro, l'associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione.
Un'associazione per delinquere che negli anni avrebbe gestito appalti 'sotto soglia' per circa 7,5 milioni di euro, con affidamento diretto a imprenditori compiacenti. E' l'accusa contestata al sindaco di Santa Caterina Villarmosa, Antonino Fiaccato, al suo vice, Angelo Macaluso, e a un assessore della sua giunta, Giuseppe Di Natale. I tre sono stati posti agli arresti domiciliari da carabinieri e Guardia di Finanza in esecuzione di un'ordinanza cautelare del Gip di Caltanissetta, su richiesta della locale Procura, nei confronti di 16 indagati. Per Calogero Rizza, indicato come "interfaccia tra la politica e gli imprenditori" è stato disposto l'obbligo di dimora. Tre funzionari pubblici sono stati sospesi dal servizio per quattro imprenditori il divieto di esercitare la loro attività. Per altri tre imprenditori è stato disposto l'obbligo di soggiorno nel comune di residenza e per due liberi professionisti la sospensione dall'esercizio della professione. Avvisi di garanzia sono in corso di notifica ad altri indagati.
"A Santa Caterina Villarmosa c'era un'sistema affaristico corruttivo concussivo con a capo il sindaco che, con la collaborazione di altri fedelissimi amministratori da lui stesso nominati, per anni ha gestito la cosa pubblica in maniera familistica e quasi medievale". Lo ha affermato il comandante provinciale dei carabinieri di Caltanissetta, il colonnello Baldassare Daidone, sull'operazione 'Cerbero' nell'ambito della quale sono stati arrestati il sindaco e due assessori. "Lavoravano - ha aggiunto il colonnello - solo gli imprenditori amici attraverso gli appalti che venivano assegnati con il cosiddetto sistema e cioè inferiori ai 40 mila euro o mediante la somma urgenza. In occasione dell'emergenza neve, scattata nei primi giorni del gennaio 2019, il sindaco si è rivolto ad un'impresa che dopo quaranta giorni ha presentato il conto. Non è modo di procedere. Il sindaco, in carica da tre mandati, ha un carattere forte e chi osava mettersi contro di lui veniva messo all'angolo, emarginato. L'inchiesta è nata dall'operazione , nel corso della quale abbiamo scoperto delle infiltrazioni mafiose al comune di San Cataldo. Sequestrando alcuni documenti ad un imprenditore di San Cataldo siamo arrivati fino a Santa Caterina". "Questo sistema - ha aggiunto il maggiore della Guardia di Finanza di Caltanissetta, Salvatore Seddio - andava avanti almeno dal 2017. Un malcostume emerso da un'inchiesta che ha interessato San Cataldo. A Santa Caterina, per l'assegnazione degli appalti, c'era una sorta di gestione feudale del comune per gli appalti. Sindaco e vice sindaco facevano parte di una associazione a delinquere finalizzata ad una serie di reati contro la pubblica amministrazione come corruzione, concussione e turbativa d'asta".