L'omicidio dell'ex calciatore del Brugherio, 2 ergastoli in Appello a Milano
Non soltanto l'ergastolo, ma anche l'isolamento diurno di sei mesi. La Corte d'Assise d'appello di Milano ha inasprito la condanna inflitta in primo grado a Raffaele Rullo e ha confermato, invece, il carcere a vita per la madre Antonietta Biancaniello nel processo sull'omicidio dell'ex calciatore del Brugherio calcio Andrea La Rosa (nella foto), avvenuto nel novembre del 2017. I due sono stati condannati, come in primo grado, per omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà, occultamento e soppressione del cadavere ed anche per il tentato omicidio della moglie di Rullo, Valentina Angotti. E i giudici d'appello, poi, hanno parzialmente accolto la richiesta di una pena più grave avanzata dal pm Maura Ripamonti, titolare dell'indagine e applicata anche in secondo grado. Le motivazioni della sentenza (presidente della Corte Giovanna Ichino) saranno depositate entro 60 giorni. Alla lettura del verdetto c'era anche il procuratore aggiunto Eugenio Fusco, che coordinò l'inchiesta condotta dai carabinieri. Il pm Ripamonti aveva chiesto la condanna all'isolamento diurno oltre che all'ergastolo per entrambi gli imputati. "Quello che è stato fatto ad Andrea La Rosa denota ferocia e disprezzo per la vita umana", ha detto il pm. Rullo, rendendo dichiarazioni spontanee in video collegamento dal carcere, ha continuato a professarsi innocente. La madre, invece, si è ancora una volta assunta tutta la responsabilità del delitto: "Sono stata io, sono colpevole, mio figlio non c'entra nulla". Il legale di Rullo, l'avvocato Ermanno Gorpia, aveva chiesto l'assoluzione, mentre il difensore della 61enne, l'avvocato Corrado Limentani, aveva chiesto alla Corte la derubricazione del reato da omicidio volontario pluriaggravato a tentato omicidio e omicidio colposo. Stando alla ricostruzione dell'indagine, i due organizzarono una trappola per l'ex calciatore, amico di Rullo, a casa di Biancaniello, in via Cogne, alla periferia di Milano. La Rosa venne prima narcotizzato e poi ferito alla gola nella cantina dell'edificio. Privo di sensi, fu spinto dentro un bidone di gasolio e al suo interno il giovane morì per via delle esalazioni di acido che gli gettarono addosso. Il corpo del 35enne fu ritrovato in un fusto di benzina nel bagagliaio dell'auto della donna, nel dicembre 2017, un mese dopo la scomparsa. Secondo gli inquirenti, il movente dell'omicidio era legato a un debito che Rullo non voleva restituire. I due, inoltre, sono stati anche condannati per un altro piano criminale, che risale a un mese prima del delitto dell'ex calciatore, messo a punto per incassare un cifra molto più alta: i 150 mila euro della polizza sulla vita intestata alla moglie di Rullo, che lui e la madre cercarono di assassinare, inscenando un suicidio. La donna, invece, riuscì a salvarsi e si è costituita parte civile nel processo.