Finti finanziamenti, misure cautelari a Siracusa per una commercialista e un imprenditore
Un imprenditore di origini calabresi, un avvocato residente in provincia di Siracusa e una commercialista siracusana. Sono i tre componenti dell'associazione a delinquere, sgominata dalla Guardia di Finanza di Siracusa, che tra il 2014 e il 2017 ha messo in atto una serie di truffe nei confronti di almeno 68 persone. Ai tre indagati vengono contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa: all'imprenditore, A.D., di origini calabresi, già in carcere a Siracusa per altre cause e alla commercialista E.L.I, è stato imposto l'obbligo di dimora e quello di presentazione alla polizia giudiziaria; all'imprenditore la misura è stata notificata presso il carcere di Cavadonna. Per tutti e tre è stato disposto il sequestro di 2.158.403 euro quale profitto del reato. La commercialista siracusana e l'imprenditore, individuati quali promotori dell'associazione a delinquere, erano stati arrestati a dicembre dello scorso anno nell'ambito dell'operazione antimafia 'Rinascita - Scott', promossa dalla Dda di Catanzaro. Le indagini hanno preso il via dalla querela avanzata da una delle persone truffate, interessata a ottenere un finanziamento di tre milioni di euro, e hanno portato a individuare 68 vittime, alcune delle quali in difficoltà ad accedere ai canali di credito istituzionali. Gli indagati prospettavano ai clienti la possibilità di ottenere finanziamenti a tassi agevolati o a fondo perduto, senza la necessità di fornire garanzie patrimoniali o personali, inducendoli a versare cospicue somme di denaro per attivare presunte pratiche di finanziamento. Le somme riscosse venivano poi utilizzate a fini personali come l'acquisto di beni di consumo e l'indebito finanziamento delle attività commerciali dell'imprenditore indagato. Alle vittime venivano proposte due tipologie di operazioni. Le più complesse prevedevano la costituzione di una società all'estero, da alimentare attraverso risorse originate da operazioni di sconto bancario di titoli emessi da istituti di credito stranieri. Per incarichi di questa natura, gli indagati sono riusciti a farsi consegnare dagli investitori somme tra i 10mila e i 90mila euro per ciascuna pratica di finanziamento. Le operazioni più semplici consistevano invece in dichiarati finanziamenti attraverso 'fondi BEI' o semplicemente 'finanziamenti esteri' per cui veniva chiesto un esborso di somme tra i 2.500 e i 7mila euro per ogni pratica di finanziamento. Al cliente veniva inoltre prospettata la facoltà di recesso e la restituzione delle somme anticipate per le spese in caso di sopravvenute difficoltà. Nessuno dei clienti ha ottenuto i soldi promessi.