Raciti, ultrà del Catania Speziale lascia il carcere per fine condanna
"Intanto voglio vedere la mia famiglia. Poi vi racconterò tutto quello che ho passato. La mia condanna è stata un'ingiustizia e chi ha sbagliato pagherà con la giustizia". Sono le prime parole da uomo libero di Antonino Speziale, l'ultrà del Catania che ha scontato una condanna a 8 anni 8 mesi di reclusione per l'omicidio preterintenzionale dell'ispettore capo di polizia Filippo Raciti. Uscito dal carcere di Messina, poco dopo le 7.30, è stato accolto dal padre, Roberto, e da un gruppo di tifosi della squadra giallorossa, storica rivale degli etnei, che gli ha anche dedicato uno striscione con la scritta: "Speziale abuso senza precedente, da oggi libero, da sempre innocente'. Il primo abbraccio col padre, arrivato in auto da Catania, per portarlo a casa, dove invece lo aspettavano il resto della famiglia e gli amici storici del suo rione. Con loro nel primo pomeriggio farà un giro per negozi per shopping: "ha bisogno di comprare abiti nuovi", spiega suo padre. "Ancora - aggiunge Roberto Speziale - non si è reso conto di essere tornato a casa, ne ha passate tante e forse non ci crede. Festa o pranzo speciale? No siamo una famiglia semplice e lui non ha neppure mangiato, troppo stress". Lui continua a proclamarsi "vittima di una sentenza sbagliata" ribadendo di "essere innocente", ma di continuare ad avere "fiducia nella giustizia". Sulla morte dell'ispettore Raciti ribadisce la sua posizione: "mi è dispiaciuto, ma non sono stato io". Con il suo legale, l'avvocato Giuseppe Lipera, spera nella revisione del processo. Domani si vedranno per parlarne insieme: "oggi è il giorno del rientro, ci siamo sentiti e ci aggiorneremo per presentare la nuova sfida, quella finale", anticipa il penalista. La tesi che la difesa di Speziale riproporrà sarà quella del 'fuoco amico': che a ferire mortalmente al fegato l'ispettore Raciti, il 2 febbraio del 2007, fu un Land Rover della polizia mentre faceva retromarcia e non il lancio contro le forze dell'ordine di un sottolavello in lamierino del bagno dello stadio Cibali mentre si giocava il derby di Catania. Ricostruzione vagliata e bocciata da diversi Gip, Tribunali del Riesame e nei tre gradi di giudizio del processo a Speziale, giudicato da minorenne perché tale era all'epoca dei fatti. Ma sulla vecchia tesi si sono riaccesi i riflettori dopo che 'Le Iene', su Italia 1, hanno trasmesso la testimonianza di una donna che presente al momento della sepoltura dell'Ispettore Raciti ha detto di avere assistito all'istante in cui dei poliziotti si avvicinavano al padre e alla sorella del Raciti e gli comunicavano le proprie scuse perché 'e' morto a causa di una manovra accidentale da parte del collega', e un uomo, figlio di un collega del padre di Raciti, ha dichiarato che suo padre era stato informato dallo stesso Raciti che 'sapeva la verità , ma non poteva parlare'". Su questa vicenda la Procura di Catania ha aperto un'inchiesta "per fare chiarezza in piena trasparenza" ed ha sentito il padre e la sorella di Raciti che hanno "smentito con fermezza" la ricostruzione della donna che hanno detto di non averla riconosciuta. Donna che sarà interrogata domani dal procuratore Carmelo Zuccaro. Per la morte dell'ispettore Raciti c'è un altro ultrà che è stato condannato a 11 anni con sentenza passata in giudicato. E' Daniele Natale Micale, 32 anni, che è tornato già semilibertà poco prima di Natale del 2018, dopo avere scontato oltre metà della condanna in carcere a Catania, ed ha un residuo pena di meno di 2 anni.