Prato saluta Paolo Rossi, le sue ceneri in un'urna a forma di Coppa del mondo
Prato ha dato il suo ultimo saluto al suo celebre 'figlio' Paolo Rossi. Lo ha fatto con una cerimonia semplice, voluta dalla famiglia del campione del Mondo di Spagna '82, in particolare dalla moglie. A distanza di 18 giorni dai funerali nel Duomo di Vicenza, la Cattedrale di Santo Stefano ha accolto oggi pomeriggio le ceneri di Pablito racchiuse all'interno di un'urna a forma di Coppa del Mondo per la commemorazione esequiale celebrata durante la santa messa dal vescovo di Prato, monsignore Giovanni Nerbini.Presenti in Duomo - nel rispetto delle normative anticontagio - i familiari del campione del campione, con il fratello Rossano, la moglie Federica e i figli; i rappresentanti delle istituzioni con il sindaco Matteo Biffoni in prima fila; amici ed ex compagni di Paolo Rossi, tra i quali Giovanni Galli e Giancarlo Antognoni; cittadini e tifosi. Tante le persone presenti anche in piazza Duomo per l'omaggio simbolico a Paolo Rossi. La commemorazione è stata trasmessa in diretta televisiva su Tv Prato. Nell'omelia il vescovo Nerbini ha ricordato anche il rapporto di Paolo Rossi con la fede, così come descritto dallo stesso campione in una recente intervista. "Le nostre azioni passeranno, le imprese di Paolo rimarranno registrate in una cineteca, come immagini e suoni. La sua persona no, resta viva in Dio. Quella vita che tanti anni fa si è accesa in un momento sconosciuto dal nulla è destinata a non avere fine, è destinata all'eternità. Questo è lo sguardo che la fede aggiunge alla poca profondità della nostra vista: ci consente di cogliere l'invisibile già presente in noi e per esso vivere. Diciamo pure: 'resterai sempre nei nostri cuori' ma aggiungiamo 'Sarai sempre vivo in quel Dio che ti ha creato e redento'".Al termine della commemorazione in Duomo ha preso la parola il sindaco Matteo Biffoni, che ha ringraziato la famiglia di Paolo Rossi "da parte di una comunità intera per aver concesso il saluto di una città a un proprio figlio". "Perdere un padre, un fratello un compagno di vita è un dolore grande, ci vuole tempo - ha detto Biffoni - E per questo li ringrazio, perché pur essendo un momento molto difficile per PRATO era necessario salutare Paolo in modo diretto. Perché questa città brontolona e capace di grandi polemiche ha espresso da subito la necessità di esprimere il proprio dolore e il proprio grande affetto per questa perdita improvvisa - ha sottolineato Biffoni - Quello che ho sentito sin da subito, che si vede anche in queste ore in Cattedrale e in piazza Duomo, è l'amore di una città che alla notizia della morte di Paolo si è sentita tramortita, una città che si è sentita più sola, coinvolta dalla perdita di un figlio che questa città sentiva suo anche se la sua vita l'aveva portato altrove"."È straordinario. Paolo era diventato patrimonio nazionale, ma figlio di questa città - ha proseguito il sindaco di Prato - Mi ha sempre colpito la sua capacità di essere per tutti Paolo, l'amico di tutti. La sua educazione e garbo erano indimenticabili, un patrimonio che aveva pienamente suo e deve essere punto di riferimento per tutti. Era educato, gentile. Forse per questo la città ha sentito la necessità quasi fisica di dimostrare il proprio legame con Paolo con un affetto unico. E questo affetto è tutto merito della sua capacità di essere sempre Paolo, anche dopo aver conquistato vette altissime nello sport, con traguardi e successi unici. È bello sapere che ci sono campioni che sono persone meravigliose. Paolo era così e deve essere di ispirazione ed esempio per tutti".