Livatino, Samonà: per Cga casa del giudice ha un valore culturale
"Oggi è un giorno lieto. Apprendo con soddisfazione la notizia che il Cga ha respinto il ricorso presentato dalla proprietaria della casa di Canicattì dove vivevano il giudice Rosario Livatino e la sua famiglia, riconoscendo la validità delle motivazioni che hanno indotto la Soprintendenza dei Beni Culturali di Agrigento ad avviare l'iter per la dichiarazione del bene di particolare interesse culturale". Lo afferma l'assessore regionale ai Beni Culturali, Alberto Samonà, sulla sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa sull'abitazione del 'giudice ragazzino' ucciso dalla 'Stidda' dichiarato Beato dalla Chiesa "In assenza di familiari diretti che possano mantenerne viva la memoria - aggiunge l'assessore - è dovere della società civile e delle istituzioni, di cui Livatino è stato un 'servitore eccezionale', perpetuare il ricordo del giovane magistrato che ha pagato con la vita una rettitudine e un senso del dovere che non si sono piegati alle minacce o alle lusinghe della mafia. Quella casa rappresenta oggi la memoria storica su cui incentrare un'azione di sensibilizzazione e divulgazione di valori fondanti, come il perseguimento della legalità, la ricerca della giustizia, il compimento del proprio dovere, tutti valori che concorrono alla costruzione di una società migliore". La "Casa di Famiglia del Giudice Rosario Livatino" che si trova a Canicattì in Viale Regina Margherita n. 166, con i beni mobili che vi sono custoditi, è stata già dichiarata di particolare interesse storico, artistico, architettonico ed etnoantropologico nel settembre 2015, con atto del dirigente del Dipartimento regionale dei Beni culturali che l'ha sottoposta alle prescrizioni previste dal Codice dei Beni Culturali.