Sanremo e l’atmosfera “lunare” dell’Ariston. Parla Peppe Vessicchio, la bacchetta più famosa del Festival
Se dici “Festival di Sanremo” non puoi non dire “Dirige l’orchestra il Maestro Peppe Vessicchio”. E, anche quest’anno, la “bacchetta più famosa del Festival” c’era. Ha diretto, nella prima serata, una giovane cantante, Laura Faggi, vincitrice di “Area Sanremo”. Niente big perchè il Maestro, negli ultimi mesi, ha preferito dedicarsi al suo progetto riguardante la sperimentazione degli effetti della musica sugli organismi viventi. “Sono entrato in qualche altro aspetto della musica, che mi prende molto e che durante la pandemia ho potuto approfondire” ha dichiarato a Tvblog.
“A Sanremo quest’anno – ci dice al telefono - ho diretto solo Elena Faggi che apprezzo molto, sia per le qualità musicali che intellettuali, nonostante la sua giovanissima età. Non ha passato il turno per cui torniamo tutti a casa ma con una gran voglia di cominciare da subito un prosieguo di produzione perché la ragazza (è stata accompagnata al pianoforte da suo fratello) promette bene e merita cure e attenzione”.
E’ una caratteristica del Maestro riporre fiducia nei giovani e credere ai loro progetti. Peppe Vessicchio è una vera icona del Festival: è presente all’Ariston dal 1990, ha ricevuto il premio come miglior arrangiatore nel 1994, nel 1997, nel 1998 e nel 2000. Ha vinto quattro edizioni come direttore d'orchestra: nel 2000 dirigendo "Sentimento" degli Avion Travel, nel 2003 con "Per dire di no" di Alexia, nel 2010 dirigendo "Per tutte le volte che" di Valerio Scanu e nel 2011 con "Chiamami ancora amore" di Roberto Vecchioni.
Il Festival 2021 è quello della pandemia. Speriamo che sia l’unico. Maestro, che Festival è quello che si svolge al tempo del Covid? Lei ha considerato le ultime edizioni della kermesse solo uno spettacolo per la TV. Quest’anno lo è! Basteranno Amadeus e Fiorello per riportare al centro dello spettacolo le canzoni e la musica?
“Da parecchi anni – ribatte il Maestro - il festival è un programma televisivo. Del resto la discografia dal punto di vista del mercato è ridotta ai minimi termini mentre la televisione, nonostante la posizione culturale straripante di internet, detiene ancora la capacità di consacrare i prodotti “mainstream”, di corrente dominante, anche se si approvvigiona, di fatto, nel serbatoio della rete in base ai “like” e ai “followers”. In questa settimana lo schema verrà conclamato definitivamente. Non mi sembra che all’orizzonte si profilino alternative, soprattutto di questi tempi dove solamente la TV ha il permesso e il potere di operare nel settore dello spettacolo”.
Qual è l’atmosfera oltre l’Ariston? Quanto manca l’aria festaiola della grande kermesse?
“L’atmosfera è “lunare” rispetto al passato”, affrerma il Maestro. “Confesso che mi ha spaesato. Anche dentro l’Ariston, a parte la capacità di Fiorello di ironizzare pure sulle poltrone vuote finalmente liberate dall’ingombro di quella parte del nostro corpo “poco nobile”, credo che la mancanza dell’immediato contrappunto realizzato dal pubblico sia un elemento spiazzante. Manca la rappresentanza di quella parte per la quale il gioco sia stato messo in piedi. Ma sopprimerlo del tutto per queste previste difficoltà a mio avviso non sarebbe stato giusto. Soprattutto per la categoria “giovani” perché sarebbe stata privata della propria “germinazione”. I “big” sono piante già conformate e possono permettersi di ritardare le proprie “rifioriture”. Le “nascite” invece non vanno fermate, rappresentano la vita fertile del festival ed il suo prosieguo. Tra l’altro mi sembra che le misure adottate siano state rispettate in pieno e non ci siano stati danni da Covid”.
Ecco, il Covid. Come si vive tra tamponi e paura del contagio?
“La paura che prevale è quella di non sprecare l’occasione che faticosamente è stata costruita. I musicisti dell’ orchestra portano doppie mascherine per loro iniziativa. Non vogliono vanificare l’unica possibilità che in questi mesi si è concretizzata a loro favore. Facciamo tamponi ogni 72 ore... e va bene così. Ma resta il bisogno sempre maggiore di fare musica. Di coltivarla. Di tutti i tipi. Di tutti i generi”.
E, allora, Maestro, non resta che augurare a tutti “buona musica”, quella che lei conosce bene e che è, soprattutto, Armonia.
Concetto Iozzia