Matera, traffico di droga nel Metapontino: diciotto arresti
Nell'ambito di un'operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza sul traffico di droga e su investimenti illeciti nel settore agricolo sulla costa jonica lucana, 24 misure cautelari (con 12 personaggi in carcere e sei aidomiciliari) sono in corso di esecuzione da parte di carabinieri e Guardia di Finanza delle rispettive Compagnie di Policoro (Matera). Le 18 persone coinvolte nell'operazione sono accusate di aver fatto parte di una associazione dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, hashish e marijuana, e di trasferimento fraudolento di valori, auto-riciclaggio, estorsione e incendio. Il sodalizio criminale «è operante - è specificato in un comunicato - nella zona del Metapontino, principalmente nei comuni di Policoro, Scanzano Jonico, Colobraro, Tursi, Valsinni e Bernalda (Matera)».
L'operazione, per la quale sono impegnati oltre 150 tra carabinieri e militari della Guardia di Finanza, con la collaborazione «di unità cinofile del Nucleo di Tito Scalo (Potenza) e della Compagnia di Matera e con il supporto di un elicottero della Guardia di Finanza della Sezione aerea di Bari, sta interessando le province di Matera, Cosenza, Varese, Catanzaro, Parma, Milano e Brindisi».
Quasi quattro milioni di euro di provenienza illecita sono stati «investiti», dal 2013 al 2019, soprattutto nella produzione di fragole, nel Metapontino, senza che transitassero su nessun conto corrente aziendale: è il risultato di maggior rilievo emerso durante l'operazione di carabinieri e Guardia di Finanza che, stamani - con la regia della Direzione distrettuale antimafia di Potenza - ha portato in carcere 12 persone, altre sei agli arresti domiciliari e altre sei ancora all'obbligo di dimora. La Dda potentina ritiene di aver scoperto «il più raffinato ed insidioso meccanismo di riciclaggio e reimpiego di denaro di provenienza illecita» - cioè dal traffico internazionale di droga - «per milioni e milioni di euro» mai scoperto finora in Basilicata: l'inchiesta ha individuato cinque piazze di spaccio, tutte in provincia di Matera, e i canali di approvvigionamento (Puglia, Calabria, Campania ed Albania), compresa la produzione «in proprio» di cannabis. Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di droga (cocaina, marijuana e hascisc, soprattutto), estorsione, trasferimento fraudolento di valori, impiego di denaro di provenienza illecita e autoriciclaggio, incendio e induzione e rendere false dichiarazioni. Il gip, nell'emettere i provvedimenti cautelari, non ha ritenuto che vi fossero i «gravi indizi» - sostenuti dalla Procura - per contestare il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso. Al centro dell'attività criminale scoperta vi è un'azienda agricola nella quale venivano reimpiegati i «capitali illeciti nella disponibilità del sodalizio criminale»: è accaduto anche che fossero acquistati, in contanti, prodotti ortofrutticoli da terzi, «poi etichettati e rivenduti come produzione propria». In tal modo, si è riusciti a «perfezionare il circuito di ripulitura dei proventi illeciti». Proprio grazie ai fondi illeciti, i soci dell'azienda agricola finita al centro dell'inchiesta hanno potuto fare - secondo l'accusa - «sempre maggiori investimenti, acquistando terreni, immobili, attrezzature» - senza ricorrere al credito bancario - distorcendo così il mercato ai danni di aziende non dotate della stessa quantità di risorse.