Borsellino, Martelli depone all'Antimafia dell'Ars: "Ci fu una catena di omissioni"
"Sono ancora turbato se penso a tutte le omissioni fatte per la tutela di Borsellino". Lo ha detto l'ex ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli in audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta Antimafia e anticorruzione dell'Assemblea Regionale Siciliana, nell'ambito dell'inchiesta sul depistaggio delle indagini sull'attentato di via D'Amelio. "Le iniziative stragiste - ha proseguito Martelli - non rientrano in un piano di destabilizzazione politica dello Stato ma in un piano di interessi privati di Cosa Nostra".
"Il Sisde violò la legge, tra l'altro c'era gia' anche la Dia che era gia' stata costituita, ma fu messa da parte". Lo ha detto l'ex ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli in audizione in Commissione parlamentare di inchiesta antimafia e anticorruzione dell'Assemblea Regionale Siciliana, nell'ambito dell'inchiesta sul depistaggio delle indagini sull'attentato di via D'Amelio.
"C'e' stata una catena di omissioni - ha aggiunto - o forse di peggio, che parte dall'omissione della protezione di Borsellino. La storia della magistratura degli ultimi trent'anni e' piena di contraddizioni - ha continuato Martelli rispondendo al presidente della commissione Claudio Fava sulle procure di Caltanissetta e Palermo - c'erano lotte intestine. Non possiamo stupirci".
"Nell'immediato ci fu soddisfazione quando ce lo comunicarono da Caltanissetta, soprattutto visto il breve tempo nel quale si era giunti a trovare la' persona che potete raccontare l'accaduto...". Lo ha detto l'ex ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli, a proposito del falso pentito Vincenzo Scarantino, parlando durante l'audizione in Commissione parlamentare di inchiesta antimafia e anticorruzione dell'Assemblea Regionale Siciliana, nell'ambito dell'inchiesta sul depistaggio delle indagini sull'attentato di via D'Amelio.
"Io fui piu' di una volta - ha aggiunto - sentito da Giovanni Tinebra e Luca Tescaroli - sottolinea Martelli - la cosa che mi colpi' e' che parlai anche a loro della mancata protezione di Borsellino, ma lui (Tinebra) fece intendere come se fosse un aspetto trascurabile".
Al giudice Giovanni Falcone fu impedito di operare e fu bersagliato: prima dai corvi, poi da coloro che lo denunciarono al Csm. Ricordo all'epoca il sindaco Orlando Cascio, o Alfredo Galasso che lo accusavano di tenere nascosti nei cassetti i nomi dei mandanti politici degli omicidi Dalla Chiesa o Mattarella". Lo ha detto l'ex ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli durante la sua audizione in Commissione parlamentare di inchiesta antimafia e anticorruzione dell'Assemblea Regionale Siciliana, nell'ambito dell'inchiesta sul depistaggio delle indagini sull'attentato di via D'Amelio. "Se il Procuratore generale Bruno Siclari informo' le procure di Palermo e Caltanissetta - si e' interrogato Martelli - sulle questioni che poi portarono all'arresto di Ciancimino? Avrebbe dovuto farlo per una questione di sicurezza e prevenzione". Delle mie dimissioni ho parlato anche quando sono stato ascoltato. Il fatto che Licio Gelli abbia preannunciato le mie dimissioni sul quotidiano Il Tempo fu singolare. Io non ho mai creduto in una trattativa Stato-Mafia, ma l'aspetto piu' grave e' che c'era questa situazione tra la criminalita', e non lo Stato, ma pezzi di stato, politici, magistrati o poliziotti: fu un 'cedimento' dello Stato".
Infine sulle analogie tra la magistratura di prima con quella di oggi: "La magistratura italiana e' malata e il morbo si sa dove e' annidato: il compito del legislatore e' intervenire con una riforma lungimirante, se non ci si riesce torniamo all'antico...".