L'omicidio dell'ex presidente del Consiglio di Favara, fermato l'ex suocero: incastrato sullo stub
Svolta nelle indagini dell'uccisione di Salvatore Lupo, 45 anni, l'ex presidente del consiglio comunale di Favara ucciso il giorno di ferragosto in un bar del paese. Tracce di polvere da sparo sono state trovate, grazie all'esame dello Stub, sul volante della Fiat Panda riconducibile a Giuseppe Barba, 66 anni, ex suocero della vittima, che è stato fermato con l'accusa di omicidio. Quella stessa auto era stata ripresa da alcune telecamere di videosorveglianza private, impianti collocati nelle immediate adiacenze del bar di via IV Novembre, dove è avvenuto l'agguato, sia lungo l'ipotetico tragitto che l'utilitaria avrebbe fatto. La pista investigativa seguita dai carabinieri risultava essere ben definita già fin dalle ore immediatamente successive al delitto. E' stato necessario, però, attendere i cosiddetti "elementi di prova". E non appena è arrivato l'esito dello Stub è scattato il fermo, firmato dal procuratore capo Luigi Patronaggio e dai pm Paola Vetro e Chiara Bisso ed eseguito dai carabinieri. Barba è indiziato dell'omicidio dell'ex genero, ucciso all'interno dello "Snack american bar", nel centro di Favara. L'omicidio sarebbe maturato - secondo l'accusa - a causa di diverbi economici connessi alla separazione fra Lupo e la moglie. L'imprenditore è stato seguito all'interno dell'esercizio commerciale dove si era recato per comprare delle vaschette di gelato ed è stato freddato con tre colpi di pistola. L'anziano è indagato anche per aver "portato in luogo pubblico, o aperto al pubblico, un'arma comune da sparo: una pistola calibro 38". Arma che non è stata però ritrovata. Per il maggiore dei carabinieri Marco La Rovere, che comanda la compagnia di Agrigento e che ha coordinato in prima persona le indagini, il riscontro principe, a livello tecnico, è stato raggiunto con lo Stub (un tampone adesivo che cattura le particelle da polvere da sparo). "Avevamo fatto questo accertamento - spiega - già la sera stessa dell'omicidio e avevamo fin dall'inizio inquadrato il movente in ambito familiare per motivi sia di tipo personale che economico. Una settimana prima dell'omicidio, proprio davanti quel bar, c'era stata infatti una violenta lite fra la vittima e l'ex suocero". "Il Ris di Messina ha dato un'impronta determinante sull'indagine tecnica - sottolinea il comandante provinciale di Agrigento, il colonnello Vittorio Stingo - grazie allo Stub. Non ci sono stati infatti testimoni, nonostante l'omicidio sia avvenuto nel tardo pomeriggio, all'interno di un esercizio commerciale del centro di Favara. Dopo l'omicidio c'è stato un fuggi fuggi generale e nessuno ha testimoniato". Anche il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, subito dopo il fermo, è tornato a ribadire che l'inchiesta s'è svolta in un clima di assoluta omertà. Nelle ore, e nei giorni successivi, è emerso infatti che nessuno aveva visto, né sentito nulla. "Di contro - conclude il colonnello Stingo - , va però anche evidenziato che le dinamiche familiari, che hanno motivato l'omicidio premeditato, ci sono state fornite da cittadini di Favara che hanno senza dubbio collaborato in maniera significante a individuare il contesto dell'omicidio".