11 Settembre, i rischi per l'Italia dopo crisi afghana
La fuga delle forze Nato dall'Afghanistan ha galvanizzato le fila jihadiste che hanno lanciato un'offensiva propagandistica sul web: il rischio è che "soggetti fragili" possano attivarsi per compiere atti ostili in Occidente. La minaccia dei lupi solitari è stata segnalata come "latente" dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese. Gli eventi afghani, inoltre, indica una circolare inviata dal capo della Polizia Lamberto Giannini a prefetti e questori per sensibilizzarli ad innalzare la tutela sugli obiettivi americani in occasione della ricorrenza dell'11 settembre, hanno determinato un aumento della conflittualità "tra i vari gruppi terroristici, tesi ad acquisire o a confermare un ruolo di leadership nell'ambito della variegata galassia jihadista". Massima attenzione, dunque, da parte di intelligence ed Antiterrorismo, per prevenire ogni segnale di pericolo con l'intensificazione dell'attività informativa sugli ambienti estremisti. Il punto sullo stato della minaccia terroristica per l'Italia è stato fatto lunedì scorso al Viminale nel corso del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica presieduto da Lamorgese. Ieri si è inoltre riunito il Comitato di analisi strategica antiterrorismo per un confronto sulle ultime informative tra 007 e forze di polizia. Nell'immediato, il ventennale dell'11 settembre preoccupa per possibili azioni contro siti americani sul territorio italiano. Di qui la circolare di Giannini che chiede "misure di vigilanza e sicurezza a protezione degli obiettivi diplomatico-consolari, turistici culturali e commerciali degli Stati Uniti, nonchè di ogni altro sito o obiettivo ritenuto a rischio per la circostanza". Al di là dell'11 settembre, la ritirata occidentale in Afghanistan con la vittoria dei Talebani sta cambiando gli equilibri anche tra i vari gruppi terroristici che - con in testa al Qaeda e Isis - puntano da anni alla leadership della galassia jihadista. Gli 'studenti coranici' hanno sottoscritto una sorta di patto di non belligeranza con gli Stati Uniti. Ma i militanti afghani dell'Isis (Islamic State Khorasan Province), come hanno dimostrato gli attacchi all'aeroporto di Kabul che hanno provocato morti anche tra i marines Usa, sono ben decisi a continuare nella loro strategia del terrore, in concorrenza con al Qaeda, alleata storica dei Talebani. In attesa di comprendere bene l'evoluzione della situazione in Afghanistan - e la presenza nel nuovo Governo di ricercati per terrorismo e reduci da Guantanamo non promette bene - quanto avvenuto è stato salutato con entusiasmo dagli islamisti presenti nei Paesi occidentali e cellule dormienti potrebbero ora rimettersi in moto. Ma, al di là di eventuali azioni coordinate e strutturate, a preoccupare sono quelli che la ministra Lamorgese ha definito "lupi solitari e persone particolarmente fragili", esposti alla propaganda jihadista ben decisa a celebrare la "cacciata degli infedeli" dall'Afghanistan ed a lanciare campagne di proselitismo e reclutamento. Singoli individui, anche cittadini europei di seconda e terza generazione, che potrebbero canalizzare odio, frustrazioni o anche disagio mentale in azioni eclatanti. In questi anni si è visto che basta poco, un furgone lanciato sulla folla, un coltello da cucina, per colpire. Sul web l'attenzione degli investigatori è costante per intercettare individui a rischio. Parte della strategia di prevenzione è rappresentata dalle espulsioni. L'ultimo caso lunedì scorso, quando è stato rimpatriato un trentenne tunisino segnalato come persona legata allo Stato Islamico, partita dal suo Paese per raggiungere l'Europa. Nel 2021 le espulsioni per motivi di sicurezza della Repubblica sono state 41; dal 2015 nel sono state eseguite 561. Attentamente monitorati anche gli arrivi di migranti via mare e dalla rotta balcanica, in vista del possibile massiccio aumento dei flussi. Infine, occhi attenti sui foreign fighters: sono 144 quelli che hanno avuto a che fare con l'Italia. Di questi 11 sono rientrati: 3 sono detenuti e 8 costantemente seguiti.