Come costruire relazioni sociali nel febbrile universo 3.0, i segreti della "Mudita"
Come costruire sane relazioni sociali… “Non dovremmo permettere alla gentilezza di stupirci, invece, ogni volta, accade…”
Garbo, eleganza, modo, discrezione, appaiono termini lontani e desueti, ancorati ad un mondo vetusto e polveroso, statico, lontano anni luce dal nostro caotico e febbrile universo 3.0, eppure possiamo trarre una sana lezione di positività anche da piccoli gesti validi più di mille parole, dalle spie di un linguaggio non verbale, indicatore di emozioni e sentimenti.
Perché proviamo, con un velo di malcelata ipocrisia, negandolo fin dal profondo del nostro animo, la gioia cosìddetta “maligna”, per i greci antichi e gli addetti ai lavori dicasi aticofilia, scaturita nel vedere gli altri (anche familiari, amici, conoscenti e non solo competitors ed estranei)cadere, e fallire, nel trionfo della tanto citata da Schopenhauer “Schadenfraude"?
Perché piuttosto non apprendiamo dalla filosofia orientale e in particolare dai 4 pilastri buddisti, detti incommensurabili (o dimore divine), la Mudita, “gioia empatica e compartecipe", nata dal vedere la felicità ed il benessere altrui e i successi condivisi?
Ciò deriva innanzitutto da un duplice ordine di ragioni, psicologiche e socio-culturale, un perfetto terreno di unione per la proiezione e il contagio, bias di comportamento, che pongono fuori da noi stessi il senso di inferiorità, a torto o a ragione provato, spostandosi sugli altri e l'effetto “echo chambers" delle nostre convinzioni che si autoreplicano senza alcuna valvola di sfogo e di sicurezza, spesso alimentate dal lato nero dei social media, che alimenta una novella versione della teoria del confronto sociale, ricca di criticità.
Lungi da me, focalizzarsi su una anacronistica celebrazione del passato, sul galateo da tè, salotti buoni e merletti”, sui gran cerimoniali di corti, ambasciate et similia, quanto invece sulle possibili potenzialità di una serie di piccoli accorgimenti, piuttosto che norme di buon senso, discrezione e rispetto, che possano aiutarci a relazionarci con noi stessi in primis e poi con coloro che ci stanno accanto, apponendo un duplice segnale di resilienza e assertivita’.
Con la promessa di ritornare magari sull'argomento, intanto lancio pronto a condividere con chi vorrà leggermi qualche tips molto basic, che possa unire il tanto declamato pensiero positivo alla vita quotidiana 3.0 fra pandemia e timida e lenta ripresa….
• Tenere un diario, ove appuntare sogni, desideri, auspici, promesse.
Leggerlo e rileggerlo, a distanza di tempo, e soprattutto nei momenti di umore “nero", una terapia facile, versatile e a costo 0.
• Sfogliare foto “alla vecchia maniera”, chiamare o incontrare un amico che non sentivamo da tempo, passeggiare all'aria aperta, musica e arte, sono i corollari di endorfine che integrano e costituiscono la base di un sano dialogo partecipativo con noi stessi.
• Ascoltare prima di giudicare, mettersi nei panni dell'altro, prendersi 10 secondi di standby prima di agire, ne gioveremo senza dubbio!
• Non guardare al passato, lacrimanti, e meditabondi, ma godersi il qui ed ora, apprezzare l'ordinaria attività che svolgiamo non chiudendo le porte ad un guizzo di sana imprevedibilità che ci salva…
• Esci dalla tua confort zone, e prova almeno 1 volta alla settimana qualcosa di nuovo, es. un cibo particolare, un nuovo genere musicale, un percorso casa-lavoro diverso, apprendere una seconda o terza lingua, si parte dal livello micro per poi chissà operare nel meso e macro, lasciare un lavoro che non ci soddisfa per uno più gratificante, cogliere opportunità di un trasferimento…solo per fare qualche esempio.
E soprattutto, ultimo ma non meno importante, ridiamo, a pieni polmoni, non prendiamoci troppo sul serio, vita sana, sport, riposo q.b e qualche piacevole sgarro alla regola, che ci mette in pace con tutti, che ci fa restare umani…in un mondo che di umano spesso non ha che le sembianze esteriori.
Chiara Russo