Addio al banchiere Giovanni Cartia storico presidente della Banca Agricola Popolare di Ragusa
E' morto il 25 dicembre, all’età di 93 anni, l’ex presidente della Banca Agricola Popolare di Ragusa, Giovanni Cartia. Per circa 40 anni è stato alla guida dell’istituto di credito siciliano di cui anche suo padre, GIambattista Cartia, era stato presidente. E’ rimasto alla presidenza della Bapr fino al 2018 quando ha rassegnato le dimissioni. In quell’occasione il cda nominò presidente Arturo Schininà (che era il vicepresidente) e nominando lo stesso Cartia presidente onorario dell’istituto di credito. Nel 2010 era stato insignito del titolo di cavaliere del lavoro dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha espresso il cordoglio del governo regionale per la morte di Giovanni Cartia, storico presidente della Banca agricola popolare di Ragusa. "Con lui - afferma Musumeci - scompare il più autorevole protagonista del credito popolare e cooperativistico del Novecento siciliano, anima e forza della Banca agricola. In questo momento di dolore siamo vicini alla famiglia dell'illustre banchiere".
Giovanni Cartia aveva cominciato a lavorare alla Banca Agricola Popolare di Ragusa negli anni Cinquanta e ne era poi divenuto direttore generale nel 1970. Ha sostenuto attivamente lo sviluppo del distretto agricolo di Ragusa e Vittoria, contribuendo in modo determinante all’affermazione dei suoi prodotti sui mercati internazionali. Grazie ad una politica di espansione e acquisizioni, gli sportelli passano dai 19 dell’inizio degli anni Settanta ai circa 100 di oggi e i dipendenti da poco più di 150 a oltre 900. Cartia ha sempre cercato di aprire la Bapr al territorio e, d’intesa con il consiglio di amministrazione, e in particolare con il consigliere Carmelo Arezzo, si è prodigato per la creazione della Fondazione Cesare e Doris Zipelli che, sempre sotto l’egida della Bapr, si occupa di iniziative culturali.
In passato c’era stato, scoperto in tempo, anche un piano per tentare di rapirlo e sequestrarlo per poi chiedere un riscatto. I componenti della Stidda di Gela avevano immaginato anche questo ma il loro piano fu bloccato, nel 2009, dagli arresti da parte della Polizia.