Acate, tra storia e letteratura: il tributo di sangue dell'Arma nel libro di Fabrizio Carloni
Negli anni bui e controversi che seguirono il secondo dopoguerra i carabinieri pagarono in Sicilia un altissimo tributo di vite umane scrivendo nuove pagine della loro storia gloriosa. Al copioso sangue versato dagli uomini dall’Arma lo storico e giornalista Fabrizio Carloni ha dedicato un libro che vuol essere anche un omaggio ai tanti eroi caduti per mano di banditi, separatisti (o di facinorosi), spesso accomunati da un odio mortale per gli uomini della Benemerita.
Il 12 gennaio del 1945, mentre la furia dei “Non si parte” contro le caserme, i municipi e le esattorie dell’isola non si placava, il tenente Antonino Di Dino (nella foto), comandante della tenenza di Canicattì, inviato a Naro nel tentativo di mediare tra latifondisti e contadini per la distribuzione delle terre, proprio quando il suo tentativo stava riuscendo, fu raggiunto al volto e ucciso da una scarica di pallettoni.
Scrive Fabrizio Carloni: “Sembra che a far partire il colpo fosse stato il superstite di una banda di briganti che Di Dino aveva sgominato mesi prima e che trovò l’occasione propizia per vendicarsi”. Per tale evento sarà conferita a Di Dino la Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Memoria.
Oggi il valoroso ufficiale riposa nel cimitero di Vittoria, a soli otto chilometri da Acate, dove prestando servizio nella locale stazione, aveva conosciuto la coetanea Carmela Salvo, che sarebbe diventata sua moglie.
Originario di Caronia, classe 1910, Antonino Di Dino era il più giovane di quattro figli, tre dei quali carabinieri. Dopo l’arruolamento conseguì il diploma magistrale e con il grado di brigadiere fu trasferito a Biscari.
Carmela e Antonino si fidanzarono nel 1936 e si sposarono quattro anni dopo. Dal matrimonio nacquero due figlie: Maria Angela Gabriella e Gaetana Maria Giuseppa. Di Dino, che nel frattempo, si era congedato dall’Arma, conseguita la laurea in Storia e Filosofia, coronò il sogno di insegnare al Magistrale e allo Scientifico di Vittoria, ma richiamato nei carabinieri nel 1942, come ufficiale di complemento, dopo l’8 Settembre fu catturato dai tedeschi. Fuggito fortunosamente dalla prigionia e ritrovata la famiglia a Vittoria, si presentò spontaneamente al Comando Legione di Palermo, ricevendo l’incarico di comandare la Tenenza di Canicattì.
Dopo il suo omicidio, a Naro, scattato l’allarme, accorsero i rinforzi da varie città della Sicilia. Gli scontri furono cruenti con un bilancio di cinque vittime tra i rivoltosi (e tra essi il presunto capo, l’insegnante elementare Calogero Petrolino) e quattro feriti tra le forze dell’ordine. Il 13 gennaio gli insorti deponevano finalmente le armi e si arrendevano. Furono decine le persone interrogate e arrestate, prima rinchiuse nelle carceri dello Spirito Santo di Canicattì e successivamente avviate alla colonia penale dell’isola di Ustica.
La vedova di Di Dino, Carmela Salvo, che era nata a Chicago, da Acate si trasferì a Gela nel 1949, lavorando come ufficiale postale.
Maria Angela Gabriella, la primogenita dell’eroico ufficiale, è deceduta in Veneto nell’estate del 2016; Gaetana Maria Giuseppa, medico e biologo, è scomparsa a Gravina di Catania, dopo avere rilasciato l’intervista a Fabrizio Carloni per “Il sangue dell’Arma”, pubblicato nel 2019.
Emanuele Ferrera