La mamma uccisa a coltellate a Vittoria, fermato l'assassino
Svolta nelle indagini sull'omicidio di Brunilda Halla, la mamma albanese di 37 anni, uccisa a coltellate a Vittoria, a pochi passi dalla sua abitazione in via Tenente Alessandrello, all'angolo con via Firenze.
È stato fermato l'uomo che avrebbe ucciso Brunilda. Si tratta di un vittoriese di 28 anni.
L'uomo è stato individuato dai carabinieri grazie alle telecamere di video sorveglianza, rintracciato nella notte e condotto in caserma. Il provvedimento di fermo è stato emesso nella notte. L'indagato pare abbia ammesso di essere l'autore dell'omicidio. Secondo indiscrezioni l'accoltellamento della donna sarebbe stato "un gesto estemporaneo e immotivato".
Brunilda Halla viveva con il marito e i due figli, una ragazza di 16 anni e un ragazzo di 14: al momento del delitto il consorte era al lavoro. Quando l'assassino l'ha accoltellata con lei c'era il figlio. Bruna è deceduta durante il trasporto all'ospedale 'Guzzardi' di Vittoria: l'assassino le ha inferto almeno sei coltellate alle spalle, mentre la donna rientrava in casa.
Ancora poco chiaro, invece, il movente che ha portato il vittoriese a scagliarsi con tanta ferocia contro la donna anche perché, come accertato dai Carabinieri, vittima e omicida non si conoscevano e pertanto il fatto non è da ricondursi a dinamiche tipiche del femminicidio. Sembra, dunque, da avvalorare l'ipotesi di un gesto dettato dalle condizioni psichiche del 28enne che sarebbe stato in cura da un neurologo e che sarebbe stato sottoposto, in tempi recenti, ad un TSO, trattamento sanitario obbligatorio. Alle 22 di mercoledì l’uomo è stato quindi dichiarato in stato d’arresto e rinchiuso nel carcere di Ragusa.
L'INDAGINE
L’indagato, alle prime contestazioni , aveva negato ogni addebito; in un secondo momento ha chiesto di essere interrogato dal magistrato per rendere una piena confessione. Nel corso dell’interrogatorio tenuto da Francesco Riccio, Sostituto Procuratore presso il tribunale di Ragusa, l’uomo, assistito dal suo avvocato, ha fornito una ricostruzione completa di quanto compiuto consentendo ai Carabinieri di rinvenire il coltello utilizzato per l’aggressione, di cui si era disfatto immediatamente dopo l’omicidio, e una maglietta che indossava al momento dei fatti e che aveva sostituito temendo che potesse riportare alcune tracce che lo avrebbero ricondotto quale autore del delitto.
DONNE AL SUD: ANCORA TROPPI INTRERROGATIVI
"Abbiamo voluto attendere che i Carabinieri facessero il loro lavoro e individuassero il responsabile, prima di dire e scrivere qualunque cosa, certe che sarebbero riusciti a risolvere il caso celermente. E così è stato, anche se tanti sono ancora i tasselli mancanti e gli interrogativi". Lo afferma un documento di Donne a Sud. "L’assassino di Brunilda Halla è stato fermato, ed ha ammesso le proprie responsabilità, inchiodato dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza. Sarebbe un 28enne di Vittoria che ora si trova rinchiuso nel carcere di Ragusa. Il suo sarebbe stato "un gesto estemporaneo ed immotivato". In pratica, se dovesse essere confermato questo scenario, poteva succedere a chiunque. Uomo, donna, bambino, anziana. E poteva succedere ovunque. Inorridiamo di fronte a tanta violenza e a tanta ferocia. Sin dal momento in cui abbiamo saputo dell’accaduto, ci siamo attivate e la nostra prima preoccupazione è stata quella di verificare che la vittima non fosse una delle nostre assistite. Successivamente, abbiamo seguito con grande apprensione l’evolversi della vicenda. Dal comunicato stampa diramato dall’Arma dei Carabinieri, apprendiamo che “vittima e omicida non si conoscevano, e pertanto il fatto non è da ricondursi a dinamiche tipiche del femminicidio”.
"Resta il fatto - conclude la nota - che una donna è morta, una mamma, una moglie, e noi non possiamo e non vogliamo far finta di nulla e non vogliamo sentir parlare di “raptus”. Al momento, quello che possiamo dire è che, come associazione e centro antiviolenza, parteciperemo ai funerali di Brunilda, ma ci stiamo già confrontando al nostro interno perché è nostra intenzione organizzare una iniziativa per lanciare un messaggio ben preciso: vogliamo giustizia, e vogliamo essere tutelate. E vogliamo anche aiutare la famiglia di Brunilda, il marito e i due figlioletti. Faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità in tal senso. Non è possibile morire così, non lo si può accettare".