Libri, "Ultima Dea" di Rita Cocuzza presentato al Museo Civico Castello Ursino di Catania
“Ultima Dea”, un titolo emblematico e misterioso per il secondo romanzo della scrittrice Rita Cocuzza, edito Erga Edizioni, avvincente, psicologico, dotato di un particolare fascino che origina dalla capacità di sprofondare senza pudore nella mente dei personaggi che animano la trama.
Presentato sabato sera nel chiostro del Museo civico Castello Ursino di Catania, “Ultima Dea”, parte da una terra di miti, all’ombra di un vulcano fumante, la Sicilia, in cui misteriose divinità ctonie, custodi dei segreti femminili, d’una magia oscura e di riti antichi, camminano tra noi. Donne, sorelle, madri, la cui identità si svela a poco a poco e ci guidano in quel percorso di cambiamento e crescita che è l’esistenza.
“Come nel primo romanzo “Vòltati” scritto nel 2009, in “Ultima dea” – ricorda Giuseppe Lazzaro Danzuso, che assieme alla professoressa Amalia Mannino ha fornito un’attenta, puntuale analisi del libro – viene ripreso e arricchito uno schema: nel primo la protagonista Inès, appariva come l’eroina di una tragedia in senso greco a un tempo colpevole e innocente, che da una parte domina il dramma, dall’altro lo subisce. Così lo è Stella, protagonista del secondo, la figlia introversa, “con un cuore corazzato”. Oltre a Stella, l’altra protagonista è Lydia, la madre morta, apparentemente instabile ma con una grande coerenza e amore per la vita, che “indossava la maschera di tante donne” per “vivere mille vite diverse, per questo era così irresistibile. E ancora altri personaggi chiave, come Donna Luz, che “quando arriva” avvolta “in un velo violaceo che pareva intessuto con spine di ricci”, si trasforma in musica e smuove strane energie, con cambiamenti repentini, accelerazioni”.
NELLA FOTO, da sinistra: Amalia Mannino, Letizia Carrara, Rita Cocuzza, Nicoletta Fontana, Giuseppe Lazzaro Danzuso, Berta Ceglie