Acate, quelle tombe che raccontano storie di uomini illustri, soldati e immigrati senza nome
Accostarsi in preghiera alla tomba dei propri cari dopo avere percorso viali ombreggiati dai cipressi o come quest’anno colpiti dall’insolito sole novembrino, spesso ignari che tra i tanti che dormono il sonno eterno alcuni hanno fatto la storia di una nazione o di un piccolo paese. Ma una visita attenta a ogni cimitero dello studioso e degli appassionati della memoria cittadina vale quasi quanto la lettura di un libro sull’argomento o lo integra. I fatti degli ultimi cento anni di Acate “raccontati” dai volti incastonati nelle tombe di famiglia o nei monumenti funerari rivelano esistenze votate alla cultura, alla politica, alla Patria, a una missione e qualche volta troncate prematuramente dalla sorte. Spesso avvolte dall’oblio e da un alone di mistero.
Varcato il cancello, nel viale centrale riposa Carlo Addario, il poeta che propose di sostituire nel 1938 l’antico nome di Biscari con Acate al podestà Giuseppe Mangano: questi sarà ucciso cinque anni dopo assieme al figlio Valerio dagli americani. Ora il consigliere e il maestro amministratore sono vicini e poco distanti da loro l’ingegnere Vincenzo Ottaviano, l’uomo che fece grande Acate negli Anni Trenta e Quaranta del secolo scorso. Non è lontana la tomba dello scultore Giovanni Cilio, autore del Monumento ai Caduti di tutte le guerre di Ragusa e quella dell’amato parroco Vincenzo Caruso.
Se ci si allontana, a destra della chiesetta, all’occhio attento del visitatore non potrà sfuggire la tomba di Nello Di Geronimo uno di più grandi jazzisti del mondo in quegli anni, che riposa assieme al fratello Nannino, musicista anche lui, mentre a qualche metro sorge il marmo che custodisce le spoglie dell’insigne linguista e dialettologo Alfonso Leone, deceduto lo scorso anno. Nel luogo sacro riposano il professore e archeologo vittoriese Virgilio Lavore, che decifrò un’epigrafe romana nel territorio di Acate e il collega e storico Piero Occhipinti, che per primo ricostruì il delitto politico avvenuto a Biscari nel 1921. Vittima a soli 28 anni fu l’ardito Vincenzo Ferlante, ma di questo giovane non si conosce il luogo di sepoltura né si ha una foto. Verosimilmente i suoi resti furono sotterrati in un uno dei due campi, lo stesso destino di alcuni cadaveri di immigrati, rimasti sconosciuti dopo uno sbarco nelle acque di Macconi. Così come sono rimasti lì anche due anziani coniugi vittoriesi residenti ad Acate, morti misteriosamente in casa e scoperti solo dopo due mesi. Sono stati ricordati dal sindaco e dalla Giunta al completo, che hanno deposto dei fiori nei luoghi indicati da un rappresentante del Circolo di Conversazione (nella foto a sinistra la vice sindaca Rosa Angela Re e il primo cittadino Giovanni Di Natale).
Tutti i sindaci deceduti che hanno governato Acate dalla liberazione ai giorni nostri, tranne Gianbattista Traina, originario di Vittoria e Rocco Pisa di Niscemi, riposano nel cimitero di Acate. Tra questi Vincenzo Mezzasalma, insigne letterato e dirigente scolastico, che dorme nella tomba di famiglia assieme al fratello mons. Vincenzo, che fu vicario dell’Arcidiocesi di Siracusa.
Lunghissimo è poi l’elenco dei tanti militari caduti nelle due guerre mondiali e delle tante vittime civili provocate dalla seconda, a cominciare dai fucilati di Piano Stella, alcune delle quali sono state traslate a Caltagirone.
Non troverete mai la tomba del Brigadiere dei Carabinieri Reali Giovanni Amorelli, deceduto in combattimento in Africa Orientale Italiana e mai trasferito ad Acate, e nemmeno di due riconosciute eccellenze acatesi: la prima Enzo Maganuco, Professore di Storia dell'Arte presso l’Ateneo catanese, storico e critico, pittore, Direttore del Museo Civico del Castello Ursino; la seconda il professore universitario Biagio Guardabasso, autentica autorità della medicina legale per oltre mezzo secolo in Sicilia, che una volta, constatato il degrado dell’obitorio acatese, si lasciò andare ad un giustificato sfogo (oggi il cimitero si presenta in una veste molto più decorosa e quanto prima anche il problema sollevato dal cattedratico sarà risolto).
Sia Maganuco che Guardabasso sono stati sepolti nel cimitero di Catania.
Emanuele Ferrera