Nessun passo indietro di Pippo Gianni: si ricandida a sindaco di Priolo
Nessun passo indietro di Pippo Gianni, sindaco dimissionario, dopo l'inchiesta giudiziaria a Priolo che lo vede coinvolto. L'ex primo cittadino nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta all'Hotel Panorama di Siracusa, nel ribadire la sua estraneità alle accuse che gli vengono mosse dalla Procura, fa sapere di essere candidato alle prossime amministrative di 'Primavera' che si terranno a Priolo. Nessun campo libero ai suoi avversari che hanno già gettato la maschera annunciando le candidature. La prima parte della conferenza stampa, è stata una vera e propria arringa difensiva da parte di Pippo Gianni. "Non per questo voglio atteggiarmi a vittima o protagonista, voglio solo essere un testimone, attivo e appassionato, di qualcosa che non funziona correttamente e che è centrale per la nostra società. Voglio vivere come servizio pubblico anche questo difficile momento: offrire sulla mia pelle, alla mia età, un contributo ulteriore e diverso alla crescita del mio paese. Nel mio animo sono certo di essere innocente e di essere ben distante dalla persona descritta nei provvedimenti giudiziari, ma comprendo anche che la mia esuberanza e la mia eccessività verbale, a tutti ben nota, possa diventare oggetto di un asettico giudizio penale di compatibilità tra tale atteggiamento e la carica pubblica ricoperta, anche se, obiettivamente, la gravità dei reati contestati a me sembra più una conseguenza dell’impossibilità di ricorrere alla figura dell’abuso d’ufficio, di recente modificata dal legislatore proprio per impedire indebite valutazioni di comportamenti connessi alla propria personalità, piuttosto che alla carica pubblica ricoperta, che una corretta descrizione giuridica delle conseguenze giuridiche delle richieste, delle parole che mi sono addebitate. Non vi parlerò, però, in questa sede dei singoli fatti, per rispetto dei magistrati che ci hanno lavorato, del giudice che dovrà decidere, delle persone che vi sono coinvolte e, infine, del lavoro dei miei difensori e di me stesso. Posso solo dirvi - ha proseguito Pippo Gianni - che io non ho mai preso o chiesto una lira o un favore o una qualsiasi utilità per me o per miei familiari e che, infatti, nessuna contestazione in questa direzione mi viene rivolta. Non ho mai avuto, e certamente non per mia colpa, un rapporto sereno con le autorità giudiziarie di Siracusa. Ricorderete tutti che qualche decade fa mi fu applicata addirittura la custodia in carcere, per condotte che il successivo processo ha verificato essere prive di qualsiasi rilevanza penale. Per questo episodio lo Stato mi ha anche dovuto versare un risarcimento economico. Ricorderete tutti che sulla base di una falsa attestazione dell’allora Presidente del Tribunale di Siracusa, di un allagamento mai avvenuto, non è stata possibile la verifica elettorale dei risultati delle elezioni regionali, che mi avevano visto eletto ed è stata disposta dal Consiglio di Giustizia Amministrativa un’illegittima mini tornata elettorale nella quale io persi, ovviamente, il seggio all’Assemblea Regionale. E a tal proposito, ricorderete tutti che il presidente di quel Consiglio di Giustizia Amministrativa si è scoperto aver incassato tangenti per giungere a quella decisione scandalosa di effettuare il rinnovo parziale delle elezioni. Ricorderete tutti che ad aver fatto sparire il materiale elettorale utile per la verifica, fingendo poi che fosse stato distrutto durante l’inesistente allagamento, è stato ritenuto, quanto meno dalla sentenza di condanna in primo grado, un dipendente di quello stesso Tribunale. Quello che non sapete è che il processo è durato anni, tanto che certamente andrà in prescrizione, anche per le ripetute difficoltà di notificare gli atti a quel dipendente ed io ho vissuto anni di rabbia nel sentire il giudice che rinviava il processo perché l’imputato non aveva potuto essere informato per poi uscire nel corridoio e vederlo tranquillamente al suo posto di lavoro, nello stesso tribunale. Quello che non sapete è che all’esito del processo di primo grado il Tribunale di Siracusa ha deciso che io non avevo diritto ad alcun risarcimento, nonostante avessi visto, a causa proprio della sottrazione del materiale elettorale, revocata la mia democratica e sacrosanta elezione all’Assemblea Regionale Siciliana. Ma tutte queste esperienze negative, alle quali aggiungo processi archiviati e assoluzioni intervenute nel tempo che, comunque fanno vivere stati di ansia e di preoccupazione, non mi hanno certo fatto perdere fiducia nel sistema della giustizia che, anche se in tempi sempre molto lunghi e spesso non nel primo grado di giudizio, ha sempre consentito di far emergere la verità e la fondamentale correttezza del mio agire nell’esercizio delle tante cariche pubbliche che ho ricoperto. D’altronde se non avessi fiducia nel sistema giustizia, non sarei ancora qui, alla mia età, a svolgere funzioni pubbliche, perché o credi nell’ordinamento democratico e liberale nel suo insieme, composto anche dalle istituzioni di giustizia oltre che da quelle della politica, o non riesci ad avere l’entusiasmo e la voglia per impegnarti in attività sempre meno gratificanti e sempre più rischiose, ma indispensabili per il corretto andamento della democrazia. Se un politico non credesse al sistema giudiziario, ferma restando l’ovvia eccezione della possibilità di errori fisiologici o di gravi illeciti distorsivi del giusto risultato, non crederebbe neanche alla sua funzione, che ha senso solo in un contesto di democrazia liberale. E, questo è un mio pensiero, se un magistrato non credesse al sistema politico, con le stesse doverose eccezioni, non avrebbe motivo di credere alla sua funzione, che sarebbe esercitata al di fuori di qualsiasi contesto di democrazia".