Le stragi del '92, Matteo Messina Denaro non si presenta a Caltanissetta
Il boss Matteo Messina Denaro ha rinunciato questa mattina a comparire al processo in cui è imputato come mandante delle stragi di Capaci e di via D'Amelio, che si celebra a Caltanissetta.
La corte presieduta dalla presidente della corte d'Appello, Maria Grazia Vagliasindi, ha comunicato che dopo la rinuncia del mandato del suo legale, Messina Denaro non ne ha nominato un altro.
Pertanto è stato designato come difensore d'ufficio, Calogero Montante. A rimettere il mandato era stata ieri la nipote del boss, l'avvocato Lorenza Guttadauro. In aula era stato predisposto, il collegamento audiovideo con il carcere dell'Aquila.
Matteo Messina Denaro ha rinunciato per la seconda volta ad essere presente all'udienza del processo in cui è imputato quale mandante delle stragi del '92, nell'aula bunker del carcere di Caltanissetta: la Corte d'Assise d'Appello, aveva predisposto un collegamento dal carcere di L'Aquila. Mentre lascia la sua difesa (per "incompatibilità"), anche l'avvocato Montante, dopo la rinuncia di Lorenza Guttaduro, che aveva rimesso il mandato ieri.
L'avvocato Calogero Montante, nominato d'ufficio dalla Corte d'Appello per difendere Matteo Messina Denaro, ha fatto presente di voler rinunciare al mandato poiché in passato è stato difensore d'ufficio del falso pentito Vincenzo Scarantino, nel processo Borsellino Quater e nel processo d'Appello, e perché "ricopre la carica di vice procuratore onorario alla Procura di Palermo".
Scarantino è stato parte offesa nel processo che si è appena concluso a carico di tre poliziotti per il depistaggio delle indagini sulla Strage di via D'Amelio: in passato aveva accusato, falsamente, alcune persone di essere mandanti delle stragi. E proprio per questo motivo erano stati indagati i tre agenti, accusati di aver costruito a tavolino le dichiarazioni del falso pentito. Proprio per questo, l'avvocato Montante, ha fatto notare che "ci sarebbe incompatibilità". La Corte d'Assise d'Appello si è ritirata per sciogliere la riserva e decidere in merito alla richiesta avanzata di rinuncia avanzata dal legale.
"La paura, considerato lo stato di salute dell'imputato, e' quella di non arrivare ad un passaggio in giudicato della sentenza. Un giudizio potra' essere in corso finche' lui e' in vita". Lo ha detto l'avvocato di parte civile, Felice Centineo, nell'ambito del processo sulle stragi che si celebra a Caltanissetta nei confronti di Matteo Messina Denaro accusato di essere uno dei mandanti e condannato in primo grado all'ergastolo. "Sull'avvocato Montante - ha aggiunto Centineo - ravviso l'inopportunita', non l'incompatibilita'. La paura e' che questo processo vada ancora per le lunghe e non escludo che Messina Denaro possa nominare un nuovo difensore di fiducia e quindi tutto ripartirebbe da zero, non il processo ma un nuovo termine a difesa per poter studiare le carte. Ci sono delle indagini in corso e dobbiamo aspettare che terminino perche' non sappiamo quello che puo' essere stato trovato e quello che sara' trovato. Darei il tempo alla procura di Palermo che sta lavorando in maniera egregia di istruire e fare le indagini con la serieta' e con le cautele necessarie. I processi devono essere fatti nelle opportuni sedi".
- E' Andrea Geraci, fratello di Francesco, gioielliere che custodì l'oro di Totò Riina, amico d'infanzia e complice di Matteo Messina Denaro poi passato tra i ranghi dei pentiti, l'uomo che il capomafia di Castelvetrano indica con lo pseudonimo di "Malato" in diversi pizzini sequestrati dai carabinieri. Un patteggiamento per intestazione fittizia di beni e un accenno di collaborazione con la giustizia, Andrea Geraci, come emerge dalle indagini, non ha mai reciso i suoi legami con il boss catturato dopo 30 anni di latitanza. Nonostante il tradimento del fratello pentito, che ha rivelato ai magistrati molti segreti del capomafia, Geraci sarebbe dunque rimasto tra i fedelissimi del boss. In uno dei biglietti venuti fuori dall'asse da stiro nella casa di Castelvetrano della sorella del padrino, Rosalia Messina Denaro, "oltre al saldo provvisorio della cassa e alle solite uscite (ben 12400 euro mensili) - scrive il gip che ha arrestato la donna - vengono annotate anche alcune entrate pari a 2500 euro in una occasione e 4000 in un'altra. Denaro consegnatole da un soggetto il cui nome in codice era Malato". Uno dei tanti nickname usati dal boss e dalla sorella (che nei messaggi si chiamava Fragolone), "identificato dagli investigatori appunto in Andrea Geraci", precisa il giudice.