Siracusa, la piazza chiede ascolto ma la politica guarda ai propri interessi
In una democrazia sana, il confronto tra istituzioni e cittadini dovrebbe essere continuo, aperto e, soprattutto, sincero. Purtroppo, quanto accade oggi a Siracusa racconta un’altra storia: quella di una politica che sembra chiudersi in sé stessa, dove le decisioni si prendono in stanze ristrette, e dove il dialogo con la città viene sostituito da logiche di potere e calcoli di equilibrio. Il malessere espresso da tanti cittadini siracusani non può essere liquidato come un semplice “malinteso” o una reazione emotiva. Quando la piazza si riempie per chiedere ascolto, il dovere di chi amministra è fermare tutto e ascoltare , non cercare sponde strategiche nei corridoi dei palazzi. Ancora più grave appare il fatto che, a difendere l’amministrazione, intervenga un esponente politico che, pur formalmente in opposizione, ha costruito un proprio spazio di influenza che oggi determina l’equilibrio stesso del consiglio comunale. Non si tratta di collaborazione istituzionale, che sarebbe auspicabile. Qui parliamo di un sistema chiuso in cui le alleanze non si fondano su visioni condivise, ma su interessi tattici e controllo delle dinamiche di potere . Il problema non è “chi sostiene chi”, ma come lo si fa, e soprattutto a che prezzo . Se i cittadini si sentono esclusi, ignorati, aggirati da accordi che avvengono lontano dalla trasparenza, allora qualcosa si è spezzato nel patto tra politica e società. Serve un ritorno alla responsabilità vera: quella che mette al centro i bisogni delle persone, che riconosce la forza della partecipazione, che non teme il dissenso ma lo valorizza come occasione di crescita. Perché governare una città – qualsiasi città – non è gestire una maggioranza numerica, ma costruire ogni giorno una maggioranza di fiducia con la cittadinanza.
Salvo Mancarella