Regione, Pd: "Su doppia preferenza di genere, Sicilia all'anno zero"
"Con l'approvazione della norma sulla doppia preferenza di genere, ieri da parte del consiglio regionale della Puglia, la Sicilia detiene un altro triste record: è infatti l'ultima regione, al pari del Trentino Alto Adige, che non compie un passo decisivo verso una democrazia che possa davvero dirsi paritaria". E' quanto si legge in una nota del Pd siciliano.
"È un vuoto normativo che - dice Anthony Barbagallo, segretario regionale del Pd Sicilia - mette il Parlamento siciliano davanti ad una responsabilità: approvare subito e senza più rimpalli di responsabilità la norma sulla doppia preferenza di genere presentata dal gruppo parlamentare del Pd Sicilia. Un argomento che abbiamo sollecitato svariate volte, che proviene dal nostro mondo e su cui ho basato diverse relazioni sia in direzione sia in Assemblea regionale del Pd e per il quale ho presentato una proposta di legge all'Ars, come primo atto parlamentare prima di lasciare palazzo dei Normanni per la Camera. Un argomento qualificante al centro anche della mozione congressuale a sostegno della mia ricandidatura alla segreteria regionale".
"E' fondamentale - secondo i Dem - che la Sicilia si allinei al resto d'Italia innanzitutto per sanare la palese violazione degli articoli 3, 51, 117 della Costituzione e dell'articolo 3 dello Statuto siciliano, ciò per garantire pienamente la rappresentanza di genere in tutte le giunte regionale, provinciali e comunali in cui è bassissima la percentuale di donne, sia nelle assemblee sia nelle giunte, a partire proprio da quella regionale guidata da Schifani".
"Questa situazione - agginge Cleo Li Calzi, componente dell'Esecutivo nazionale delle Donne Democratiche -, di totale dispregio dell'affermazione di una democrazia paritaria, sostanziale e quindi compiuta, e non solo recitata a parole ogni 8 marzo, costituisce un evidente vulnus democratico e resta un punto centrale di impegno e di battaglia non solo delle Donne Democratiche ma del Partito nella sua interezza. La sottorappresentazione femminile, non solo in parlamento e nella giunta, si riflette anche nelle elezioni provinciali dove le donne - conclude - sono messe a corredo di candidature e di accordi che puntano a portare nei consigli provinciali ancora una volta una prevalenza di candidati maschili".