Sottogoverno in Sicilia, nomine clientelari: la svolta morale può attendere
In Sicilia assistiamo, ancora una volta, a una gestione del sottogoverno dettata non da criteri di competenza e trasparenza, ma da logiche di spartizione politica e interessi di parte. Le recenti nomine ai vertici di enti, società partecipate e strutture pubbliche sembrano rispondere più alla necessità di consolidare equilibri tra gruppi di potere, in vista delle elezioni regionali del 2027, che al bisogno di garantire buon governo e professionalità. È la solita politica clientelare, quella che ha prodotto danni strutturali al nostro tessuto istituzionale, alimentando sfiducia, immobilismo e inefficienza. Una politica che parla di cambiamento ma pratica la continuità del sistema, relegando il merito e l’interesse pubblico a meri dettagli. Ma non tutti ci stanno. C’è una parte del Paese – e della Sicilia – che rivendica una svolta morale e culturale. Che chiede trasparenza, selezione basata su criteri oggettivi, rispetto per i cittadini e per le istituzioni. L’occupazione sistematica del sottogoverno è una ferita alla credibilità della politica. Ed è tempo di dirlo con chiarezza: ogni nomina fatta per convenienza e non per competenza è un atto contro l’interesse collettivo. È una forma moderna di abuso che, pur essendo formalmente legale, è sostanzialmente immorale. La questione morale non è un dettaglio secondario: è il fondamento di una democrazia sana. La Sicilia merita di più. Merita istituzioni guidate da chi ha visione, competenze e senso dello Stato. Non da chi deve restituire favori o mantenere equilibri interni. Rifiutiamo il silenzio complice e ribadiamo la necessità di un cambio di rotta vero, profondo e visibile. A partire da adesso.
Salvo Mancarella


















