Pescara, viene assolto ma resta ai domiciliari: chiedo Giustizia
"Chiedo che mi venga riconosciuto uno dei diritti fondamentali di ogni uomo, e cioè quello di andare a lavorare e guadagnarmi da vivere, in attesa che l'iter giudiziario faccia il suo corso". È un passaggio di una lettera aperta inviata agli organi di informazione scritta da Roberto Di Genova, 40enne di S.Benedetto dei Marsi, detenuto agli arresti domiciliari "nonostante una sentenza di assoluzione del 7 febbraio scorso". L'uomo era accusato di tentato omicidio perché, mentre era alla stazione ferroviaria di Pescina (L'Aquila), aveva manifestato il desiderio di uccidere la moglie, che vive a Scafa (Pescara) e dalla quale era separato dal marzo 2018. Il fatto risale al 29 giugno scorso. L'uomo venne arrestato dai carabinieri perché nell'inveire contro la moglie brandiva un martello: da allora, prima in carcere per 27 giorni perché mancavano i braccialetti elettronici, e poi ai domiciliari, il 40enne è rimasto sempre in stato di arresto. Ad inizio di giugno, dopo la denuncia da parte dell'ex moglie e della figlia per presunti maltrattamenti, il Tribunale di Pescara aveva disposto nei confronti dell'uomo il divieto di avvicinamento ai suoi famigliari, misura cautelare che non venne però notificata se non dopo l'avvenuto arresto; poi venne aggravata in arresto domiciliare in virtù di quanto accaduto a Pescina.