Mafia, Gabrielli ad Agrigento: "La guerra non è ancora finita"
"Il fatto che oggi ricordiamo le vittime e non i carnefici è la dimostrazione più plastica che poi, alla fin fine, lo Stato vince, la legalità vince e le persone perbene sono le vincenti di questa battaglia, di questa guerra che ancora non è finita. Organizzazioni così radicate, così efferate cambiano strategie, ma non spariscono dall'oggi al domani". Lo ha detto il prefetto Franco Gabrielli, capo della polizia, ad Agrigento per ricordare "il sacrificio dei servitori dello Stato uccisi dalla mafia nelle stragi del '92 e per celebrare la polizia''. "I successi - ha aggiunto - sicuramente sono stati innumerevoli anche a partire da quelle due tremende stragi che hanno risvegliato le coscienze, che hanno posto al fianco di chi combatteva, come i magistrati, come gli operatori delle forze dell'ordine, la società civile. Però non ci illudiamo, non abbassiamo la guardia, non immaginiamo che sia un capitolo del passato. Ricordare il loro sacrificio non è soltanto un atto liturgico e rituale ma è, se possibile, la riaffermazione della volontà di proseguire nel cammino e nel percorso che loro hanno segnato e soprattutto loro ci hanno insegnato come doveva essere percorso". Al "Giardino dei giusti", nella Valle dei Templi, accanto agli ulivi dedicati ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sono state collocate due targhe con i nomi di Antonio, Rocco e Vito, Claudio, Emanuela, Agostino e Walter: gli agenti delle scorte dei due magistrati morti a Capaci e in via D'Amelio a Palermo.