Diciotto arresti di camorra nel Casertano: presi i figli del boss detenuto
Diciotto persone ritenute legate al clan Ligato, attivo nella provincia di Caserta, sono state arrestate all'alba di oggi dai carabinieri e dalla polizia. Le accuse vanno dall'associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga alla detenzione di armi e munizioni. Gli arresti sono stati disposti a seguito di una indagine avviata nel 2017.
Con il padre boss in carcere, sarebbero stati i figli a prendere in mano le redini del clan a colpi di attentati intimidatori con pistole e persino bombe a mano ai danni di imprenditori e concorrenti. Emerge dall'indagine della Dda di Napoli - sostituto Laila Morra e Aggiunto Luigi Frunzio - che ha portato all'arresto di 18 persone ritenute legate al clan camorristico Ligato di Pignataro Maggiore. Il Gip di Napoli, che ha emesso le misure cautelari, ha disposto il carcere per 15 indagati, tra cui i due figli del boss detenuto Antonio Ligato, il 35enne Antonio Raffaele, scarcerato nel 2015 e subito divenuto reggente della cosca, e la sorella 38enne Felicia; i due erano già in cella dal maggio 2018. Altre tre persone sono invece finite ai domiciliari. Sono stati contestati a vario titolo i reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, danneggiamento seguito da incendio, lesioni personali aggravate, detenzione armi, violenza privata e minacce aggravate, nonché detenzione illegale di bomba a mano, aggravati dall'aver agevolato un sodalizio mafioso. Le indagini sono state realizzate dai carabinieri - Nucleo Investigativo di Caserta e Compagnia Carabinieri di Capua - in collaborazione con la Polizia di Stato - Squadra Mobile di Caserta - e sono partite nel 2017 in seguito alla forte ripresa di atti intimidatori a Pignataro e nei centri limitrofi, coincisi con la presenza sul territorio di Antonio Raffaele Ligato. Nell'inchiesta sono confluite anche gli sviluppi degli accertamenti svolti dalla Squadra Mobile in relazione all'esplosione, avvenuta il 28 febbraio 2018, di alcuni colpi di pistola ai danni della saracinesca di un'agenzia funebre ubicata nel vicino comune di Sparanise. Gli inquirenti hanno ricostruito una lunga catena di danneggiamenti e lesioni personali realizzati per far piegare le vittime e affermare la propria egemonia sul territorio soprattutto nel traffico di stupefacenti.