Scandalo Blutec, operai in presidio a Termini Imerese
Si sono radunati davanti alla fabbrica gli operai della Blutec che aspettano lo sblocco della cassa integrazione e ancora sotto choc dopo gli arresti di ieri del management accusato dalla Procura di malversazione ai danni dello Stato per avere distratto 16 milioni di fondi pubblici. All'interno dello stabilimento ci sono i lavoratori riassorbiti ai quali Blutec continua a pagare gli stipendi senza però avviare la produzione come previsto nell'accordo di programma quadro.
Il presidente di Blutec, Roberto Ginatta arrestato ieri con l'accusa di avere distratto 16 milioni di euro, fece realizzare nella fabbrica di Termini Imerese un modellino di Ferrari che regalo' al figlio per il suo compleanno: "E' successo anche questo in fabbrica", denunciano gli operai davanti allo stabilimento.
In pullman a Roma per manifestare davanti al Mise non appena i sindacati saranno convocati per la vertenza Blutec, precipitata dopo gli arresti del management. per malversazione ai danni dello Stato con l'accusa di avere distratto 16 milioni di euro di finanziamenti pubblici. È quanto deciso in assemblea all'interno della fabbrica di Termini Imerese da dove poi i lavoratori sono usciti per radunarsi nuovamente davanti ai cancelli. Nel pomeriggio i lavoratori incontreranno in piazza Duomo, a Termini Imerese, il cartello dei sindaci del comprensorio che li sta sostenendo nelle iniziative di protesta. Domani una delegazione dovrebbe incontrare il vice presidente dell'assemblea siciliana Giancarlo Cancelleri.
L'IRA DEGLI OPERAI
Un grande e tragico gioco per gli amministratori di Blutec, arrestati ieri. Uno di loro, come scrive l'ordinanza aveva detto chiaramente che non si sognava minimamente di spendere tutti i soldi ricevuti dallo Stato - e fatti sparire - per il rilancio del polo automobilistico di Termini Imerese. Non si producevano auto nell'ex stabilimento Fiat dove oggi e' proseguita la mobilitazione degli operai, ma raccontano come "l'ex presidente Roberto Ginatta, in occasione del compleanno del figlio, abbia fatto realizzare alle tute blu un modellino della Ferrari" per regalarla al rampollo. Ginatta a l'Ad Cosimo Di Cursi sono accusati di avere distratto 16 milioni di euro. L'episodio e' riferito dal leader della Fiom siciliana, Roberto Mastrosimone: "E' la dimostrazione di come la Blutec non abbia mai fatto sul serio - tuona - e di come continuassero a giocare e a prendere in giro tutti sulla pelle dei lavoratori. Continueremo la nostra protesta fino a quando non forniranno una prospettiva concreta".
C'e' tensione tra i lavoratori che parlano di "una presa in giro che si e' consumata ai danni di questo territorio". Ora tutti "devono prendersi carico di questa situazione - aggiungono - dal governo alla Fca". Dopo il presidio ai cancelli, hanno fatto ingresso nello stabilimento, da ieri sotto sequestro come gli altri impianti in Italia della Blutec, e hanno tenuto un'assemblea nei locali messi a disposizioni. "Nessuna forzatura dei cancelli", dice Vincenzo Comella della Uilm, "siamo entrati con calma per riunirci e decidere il da farsi". Nel pomeriggio alle 17 tutti in municipio per un incontro con i sindaci del comprensorio per stabilire le strategie di lotta. Tra le ipotesi una doppia protesta oltre lo stretto: un sit-in a Roma, in occasione del richiesto tavolo ministeriale; e un altro a Torino per sollecitare la Fca. L'ex Fiat per 40 anni, sino alla fine del 2011, ha prodotto auto nella fabbrica palermitana: "Era presente anche - ricorda Comella - al tavolo che diede il via al progetto Blutec. Occorre un suo coinvolgimento diretto. Basta con piani e acquirenti improbabili". La Cgil Palermo chiede che i lavoratori siano tutelati. "Chiediamo - dice il segretario confederale Calogero Guzzetta - che la tutela non si esaurisca soltanto con la protezione degli ammortizzatori sciali, ma che vi sia la salvaguardia vera dei livelli occupazionali e che si ripensi all'aera termitana come a una zona di complessita' strategica, di cui ha bisogno non solo la Sicilia, ma il Paese intero, per la sua crescita complessiva". La "fuga del Lingotto", per la Cgil, rappresenta "l'ennesima beffa in un territorio gia' desertificato. Basti pensare che delle 86 fabbriche che insistevano su quest'area industriale, di cui la principale era la Fiat, ben poche sono rimaste aperte. Metteremo in campo nei prossimi mesi una nuova iniziativa sulle aree industriali, con al centro l'area di Termini, con proposte sul manifatturiero sulle quali ci confronteremo con il territorio, con il mondo delle imprese, con l' associazionismo e le istituzioni".