Clima, nuovo grido dei giovani sull'emergenza: secondo sciopero globale
Sono tornati in piazza in milioni, in 120 Paesi del mondo e oltre 1.600 città, per gridare ancora che non rimane troppo tempo per abbassare la febbre del Pianeta, undici anni è l'ultimatum degli scienziati. Ragazzi delle scuole e giovani universitari, riuniti nel movimento Fridays For Future (Fff) lanciato dalla sedicenne attivista svedese Greta Thunberg, dopo il primo sciopero globale per il clima del 15 marzo scorso, hanno ripetuto l'sos per la Terra. Ora chiedono ai Parlamenti di dichiarare "l'emergenza climatica" nazionale. L'ambientalismo, cioè, deve diventare attraverso una legge una "consuetudine internazionale, cioè una questione generalmente riconosciuta - spiegano i portavoce del movimento Fff di Roma facendo riferimento all'articolo 10 della Costituzione italiana - per cui qualunque nuova norma deve tenerne conto, in modo vincolante". Inghilterra, Scozia e Irlanda hanno già fatto questo passo e i ragazzi italiani sperano che noi e altri paesi in Europa seguano le orme, così la questione diventa più incisiva. E se qualche politico, nel nome di Greta, ha tentato di cavalcare l'onda ambientalista di questa generazione, il Vaticano ha lanciato un appello: "Negli ultimi mesi, i giovani sono diventati sempre più espliciti", visti gli "imponenti 'scioperi per l'ambiente' - ha scritto il cardinale Peter Turkson, Prefetto del dicastero per lo Sviluppo umano integrale in un un messaggio alla comunità scientifica in occasione del quarto anniversario dell'Encliclica Laudato si' di Papa Francesco - La loro frustrazione e rabbia verso la nostra generazione è palese. Rischiamo di finire per derubarli del loro futuro. Bisogna fare appello ai leader politici ad essere molto più coraggiosi e ad ascoltare il grido drammatico che si leva dalla comunità scientifica e dal movimento dei giovani per il clima". La soglia di 1,5 gradi centigradi entro cui contenere l'aumento medio della temperatura globale entro fine secolo dai livelli pre-industriali "è anche una soglia morale: si tratta dell'ultima possibilità di salvare tutti quei Paesi e i molti milioni di persone vulnerabili che si trovano nelle regioni costiere" che rischiano di essere sommerse dai mari a causa di eventi climatici estremi. Servono politiche che fermino i combustibili fossili e puntino sull'economia pulita. Questa volta, almeno in Italia, non c'è stata la grande marea del primo sciopero (forse ci si sta preparando ad esami, o forse qualcuno ha temuto di essere identificato con un'area politica a cui non appartiene). E un po' di delusione si è colta, ad esempio a Roma, fra i manifestanti che ripetono di essere un movimento trasversale, rigettando qualsiasi tentativo di essere strumentalizzati, soprattutto nell'Europa che sta tornando alle urne. Ribadiscono che l'ambiente è di tutti e la causa non è generazionale nè contingente ma riguarda tutta l'umanità. Non si nega la delusione verso il governo, da Salvini che ha ironizzato sul freddo dei giorni scorsi negando il riscaldamento globale ai Cinque Stelle che hanno fatto tante promesse di stampo ambientalista prima di essere eletti e via via le hanno tradite. Qualche slogan lungo il corteo lo ha detto chiaramente. Tanti i cartelloni per ricordare che non c'è un Pianeta B, che occorre cambiare il sistema non il clima. E assieme ai ragazzi anche qualche genitore con bambini piccoli che ha lamentato l'assenza di insegnamento ambientale a scuola. Il prossimo appuntamento per lo sciopero globale è per venerdì 20 settembre, che darà il via ad una settimana di azione per il clima, con l'appello "agli adulti" ad unirsi perchè c'è bisogno di tutti.