Pozzo dell'Eni a Ragusa, un esposto in Procura
"Da due mesi il pozzo 16 perde petrolio senza che si riesca a fermarne il flusso e questo è un fatto inconcepibile per una multinazionale come l'Eni che ha sempre rassicurato circa i rischi di inquinamento che le trivellazioni potevano produrre". Lo dice Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia. "Così - continua - come è gravissimo che i soggetti deputati al controllo ambientale come l'Arpa e il Libero consorzio comunale di Ragusa siano tenuti all'oscuro da parte di Eni di ciò che sta accadendo. È una situazione intollerabile. Legambiente ha presentato un esposto alla Procura di Ragusa, firmato dal presidente nazionale Stefano Ciafani, chiedendo di utilizzare i nuovi delitti di inquinamento, disastro ambientale inseriti nel codice penale grazie alla legge sugli ecoreati". "L'età del petrolio in provincia di Ragusa è finita. Vanno bloccati tutti i progetti di nuove trivellazioni, i pozzi attivi gradualmente devono essere dismessi e non devono essere concesse proroghe, avviando invece la riconversione verso un sistema energetico 100% rinnovabile perché, trivellare intensamente in piccoli giacimenti come quelli in provincia di Ragusa, in situazioni ambientali delicate, è solo un accanimento terapeutico come affermava Leonardo Maugeri capo delle strategie e dello sviluppo dell'Eni", conclude Zanna.