Il caso dello chef Chiaramonte, una nota dell'avvocato difensore
L'avvocato Rita Faro, difensore dello chef modicano Carmelo Chiaramonte, interviene in riferimento alle recenti notizie di cronaca che hanno coinvolto lo chef quando è stata accertata la presenza, a Trecastagni, nel Catanese, di due piante di marijuana nel suo laboratorio, in una nota afferma che il suo assistito si dichiara estraneo alle accuse mosse nei suoi confronti.
"Lo chef - continua la nota - ha infatti svolto in questi anni - con l'approccio sperimentale e innovativo a tutti noto e ampiamente documentato dalla rassegna stampa che copre tutta la sua carriera - importanti studi sull'origine e sulle proprietà degli alimenti, approfondendo anche le loro proprietà benefiche e terapeutiche: lo dimostra nell'ultimo anno la partecipazione a numerosi convegni nazionali e internazionali sul tema, con specifico riferimento ai regimi alimentari dei malati oncologici. Proprio in questo contesto lo chef Chiaramonte ha approfondito - in linea con un filone di ricerca internazionale non certo sconosciuto al dibattito pubblico, medico, sociale e politico - gli aspetti relativi all'effetto terapeutico della cannabis come terapia del dolore e in particolare gli aspetti legati agli effetti della sostanza tramite la somministrazione alimentare.
Viene così spiegata la coltivazione della cannabis e la preparazione di alimenti con la sostanza in questione, destinati unicamente all'utilizzo e alla sperimentazione personale ma non alla cessione a terzi. Evidenziamo infatti che il giudice ha immediatamente rimesso in libertà lo chef Carmelo Chiaramonte in sede di convalida dell'arresto e che ha ritenuto non sussistenti gli indizi di colpevolezza in riferimento alla commercializzazione degli alimenti "addizionati" in quanto destinati per l'appunto a tutt'altra finalità.
Pertanto si ritengono destituite di fondamento le notizie distorte che, così come sono state diffuse, sono piuttosto atte a minare la nota professionalità e serietà dello chef Carmelo Chiaramonte".