Tasse non riscosse, Comune di Castelvetrano in dissesto
La Commissione straordinaria del comune di Castelvetrano ha dichiarato il dissesto finanziario dell'ente che amministra il paese che ha dato i natali al latitante di mafia Matteo Messina Denaro. Il Comune dal giugno 2017 e' sciolto per mafia e il prossimo 28 aprile i cittadini torneranno al voto. Il buco di bilancio era stato preannunciato nel gennaio dello scorso anno quando il presidente della Commissione straordinaria, Salvatore Caccamo, accerto' un debito di 42 milioni riferito ai tributi comunali non pagati e mai riscossi tra il 2012 e il 2017. "Le ingiunzioni fiscali andavano in prescrizione dopo 5 anni e questo e' avvenuto regolarmente. A volte tornavano indietro - disse Caccamo - perche' il destinatario era sconosciuto o incerto oppure perche' la postalizzazione non raggiungeva gli obbiettivi che doveva raggiungere. Anche la riscossione coattiva e' stata deficitaria, sempre per gli stessi motivi". In seguito al dissesto finanziario accertato, sara' nominato un organo straordinario di liquidazione, composto da tre componenti, che avra' il compito di appianare i debiti pregressi.
I responsabili del settore finanziario hanno ricostruito in una relazione i motivi che hanno portato al maxi buco di circa 38 milioni di euro. La cifra e' la somma di un disavanzo complessivo di 27 milioni di euro, debiti fuori bilancio da riconoscere e finanziare per un totale di 7,5 milioni e uno squilibrio strutturale di 3,5 milioni. Una voragine finanziaria non ripianabile, avvertono i tecnici, attraverso le ordinarie misure di rientro (tre anni), ne' attraverso il ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, "atteso che i principali creditori non hanno dato l'assenso alla rateizzazione", assenso prescritto dalle norme e richiesto dalla Corte dei Conti ai fini della corretta programmazione del rientro del deficit. Anche qualora, avvertono, i creditori avessero dato l'assenso alla rateizzazione massima ventennale, la quota annuale da ripianare, non troverebbe copertura negli aumenti delle aliquote e tasse. L'Ente, inoltre, non puo' accedere al Fondo di rotazione per la stabilita' finanziaria degli enti locali "stante l'impossibilita' di dare copertura finanziaria alla quota da rimborsare". Il Piano non sarebbe rimborsabile, inoltre, in termini di equilibri di cassa "stante il mancato miglioramento delle riscossioni, malgrado le diverse misure gia' adottate". L'ente, insomma, "viene a trovarsi nella condizione di dissesto strutturale". I residui passivi ammontano a al 31 dicembre 2018 a 26,4 milioni; la momentanea disponibilita' di cassa, determinata dal blocco dei pagamenti disposto dal servizio finanziario, unitamente ai residui attivi depurati della parte di dubbia e difficile esigibilita', "non consentono all'ente di effettuare il pagamento dei debiti". Cio' dimostra ampiamente la "condizione di dissesto da insolvenza".