Alla sbarra un giovane ivoriano
I coniugi uccisi a Palagonia, udienza rinviata a Catania per una serie di eccezioni
Una contrapposizione tra i legali dell'imputato, l'avvocatessa Gianna Catania, e delle parti civili, il penalista Francesco Manduca, sulla necessità di tradurre di tutti gli atti ha caratterizzato l'udienza del processo, davanti la Corte d'assise di Catania, a Mamadou Kamara, il diciottenne ivoriano accusato di avere ucciso il 30 agosto del 2015, nella loro villa di Palagonia per rapina, Vincenzo Solano, di 68 anni, e sua moglie Mercedes Ibanez, di 70, che sarebbe stata anche violentata. La corte, che cambierà composizione, si è riservata di decidere sulle eccezioni nella prossima udienza, fissata per il 21 luglio. Per quella data dovrà valutare anche la richiesta già depositata dall'avvocato Manduca di citare come responsabile civile nel processo il Viminale per 'culpa in vigilando' perché non avrebbe impedito all'imputato di allontanarsi di notte dal Cara di Mineo, cosa che è vietato fare ai migranti ospiti della struttura. Secondo la Procura di Caltagirone, presente in aula con il procuratore Giuseppe Verzera e il sostituto Anna Andreatta, il giovane, che avrebbe agito da solo, avrebbe fatto irruzione nella casa in piena notte e picchiato i due coniugi per rapinarli, e avrebbe anche violentato la donna, gettandola poi da un balcone. Era stato fermato da militari dell'esercito e dalla polizia all'ingresso del Cara di Mineo, dove era ospite dopo uno sbarco, con indosso i vestiti di Solano, che gli stavano larghi: i suoi abiti, insanguinati, erano in un borsone. Lui continua a proclamarsi innocente. Le indagini sono state condotte da agenti della polizia di Stato della squadra mobile di Catania e dal commissariato di Caltagirone.