Morto "Faccia di mostro" , l'ex poliziotto di Palermo si porta nella tomba i segreti di mafia
Quattro procure - Palermo, Caltanissetta, Catania e Reggio Calabria - e l'antiterrorismo hanno indagato su di lui. Scavato e scavato a lungo tra carte e testimonianze. Senza pero' arrivare alle presunte responsabilita' che qualcuno gli ha attribuito. E se davvero era l'uomo dei segreti, di mafia e non solo, quei segreti se li e' portati via per sempre. In riva al mare, mentre tirava a secco la sua barca. Un malore sulla spiaggia di Montauro, sulla costa ionica catanzarese, dove viveva da anni, ha fermato il cuore di Giovanni Pantaleone - piu' semplicemente Giovanni - Aiello, 71enne ex poliziotto della Squadra Mobile di Palermo piu' noto con il soprannome di "Faccia da morto" a causa di una guancia sfregiata per motivi mai definiti, forse un'esplosione o una sparatoria, e piu' volte chiamato in causa quale presunto punto di contatto tra cosche di Cosa Nostra e servizi segreti, in relazione a vari fatti di sangue di mafia degli anni '80 e '90. Hanno provato a rianimarlo con un defibrillatore, li' sulla spiaggia, ma tutto inutile. Una morte-beffa per chi indaga: e' arrivata a distanza di pochissimi giorni dal riproporsi dell'ennesimo mistero sulla sua figura e i suoi presunti rapporti con Bruno Contrada. La Procura di Reggio Calabria sta indagando sull'ipotesi che negli anni delle cosiddette 'stragi continentali' di mafia fosse in atto un accordo - anche operativo - tra 'ndrangheta e Cosa nostra, obiettivo destabilizzare lo Stato. Una scia di sangue nella quale si iscrivono - secondo l'indagine coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo - anche gli attentati con bersaglio i carabinieri e che nel 1991 sono costati la vita ai brigadieri Fava e Garofalo.
Episodi che di recente per gli investigatori reggini sembrano aver trovato un movente in quanto ritenuti parte di una tela eversiva tessuta dalle mafie in genere, con la presunta collaborazione di massoneria, estrema destra e aree dei servizi. Per i magistrati di questa parte dello Stretto, in questo piano Aiello avrebbe avuto un ruolo. A luglio scorso era stata effettuata una perquisizione nella sua casa, come pure in quelle di persone ritenute a lui vicine o legate, come l'ex numero due del Sisde, Bruno Contrada, l'ex agente di polizia Guido Paolilli. Atti giudiziari seguiti da numerose polemiche. E oggi i suoi legali Eugenio Battaglia e Ugo Custo hanno prontamente replicato: "Giovanni Aiello e' morto da innocente, da mesi la Procura di Palermo aveva archiviato le indagini a suo carico. La famiglia di Aiello - aggiungono i due legali - dopo anni di sofferenze non merita ulteriori atti di sciacallaggio sulla figura del parente prematuramente scomparso". Di Aiello si e' detto tanto; c'e' chi sostiene di averlo avvistato sulla scogliera dell'Addaura per attentare a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, chi sull'autostrada di Capaci e poi in via D'Amelio, chi lo indica come l'assassino del vicequestore Ninni Cassara', chi lo accusa di aver messo bombe sui treni e di avere assaltato caserme, di stringere rapporti con la 'ndrangheta calabrese, con i boss di Catania, con ambienti della destra eversiva e con la Cupola di Palermo. Lui ha sempre negato tutto. In congedo dal 1977, ma qualcuno tra i collaboratori di giustizia succedutisi nel tempo nelle inchieste di mafia lo ha indicato come un agente dei servizi segreti. Non solo lui, anche l'Aisi e l'Aise hanno sempre smentito l'appartenenza all'intelligence. Il nome di Aiello e' stato accostato all'omicidio il 5 agosto del 1989 del poliziotto Nino Agostino e di sua moglie incinta, pero' l'inchiesta non ha trovato i riscontri necessari, la Procura di Palermo aveva chiesto di archiviare la posizione di Aiello per prescrizione, la Procura generale ha avocato il fascicolo e continua ad indagare. Nel corso di un drammatico incidente probatorio avvenuto nel febbraio 2016 il padre di Agostino - che dalla morte del figlio non si e' piu' tagliato la barba e non lo fara' fino a quando non avra' la verita' - lancio' pesanti accuse contro Aiello, disse di averlo riconosciuto, ma non e' stato sufficiente per mettere in piedi il processo per quell'omicidio. Si era rifugiato in una casa sulla spiaggia calabrese vicino Montauro. Di un uomo con il volto deturpato, appunto "una faccia da mostro", aveva parlato per primo il boss confidente Luigi Ilardo al colonnello dei carabinieri Michele Riccio, a meta' degli anni Novanta: "E' coinvolto nei delitti piu' strani di Palermo". Al momento non si sa se sul corpo di Aiello sara' effettuata l'autopsia.