Furto al museo di Falcone dentro il Palagiustizia di Palermo
"Non e' stata la mafia. Ma di certo qualcuno, tra i visitatori, si e' divertito a trafugare degli oggetti dal 'bunkerino' appartenuti o utilizzati da Falcone e Borsellino". Non usa mezzi termini Giovanni Paparcuri, storico autista del giudice Rocco Chinnici - sopravvissuto all'attentato - e poi divenuto assistente e uomo di fiducia del giudice Giovanni Falcone. Grazie a lui ha "ripreso vita" il cosiddetto bunkerino, le stanze blindate del palazzo di giustizia di Palermo, all'interno del quale i magistrati del primo pool antimafia vivevano e dove scrissero pagine storiche.
Ebbene, dice Paparcuri, sono scomparsi alcuni "reperti" come una relazione del giudice Chinnici o i floppy disc utilizzati da Falcone. Domani mattina, per altro, Giovanni Paparcuri, formalizzera' la denuncia al comando provinciale dei carabinieri.
"Io non ne faccio giri di parole, per cui non diro' - ha scritto su Facebook - se qualcuno per errore ha preso questi oggetti dall'interno del bunkerino e' pregato di riportarli indietro. In particolare la relazione a firma del dottor Chinnici, la scheda comandi del wordstar che si trovava nell'ufficio del dottor Falcone, la confezione azzurra e grigia della Olivetti con all'interno diversi floppy".
Raggiunto al telefono Paparcuri conferma che "fino al 29 luglio tutto era posto e gli oggetti che ho elencato erano nel 'bunkerino'. Ci sono state numerose visite di tante delegazioni".
Paparcuri - a lui si deve la organizzazione e la riapertura del 'bunkerino' con il recupero di tutti i "cimeli" dell'epoca e oggi viene gestito assieme all'Anm - esprime amarezza: "Non mi rivolgo ai visitatori onestissimi e che non c'entrano nulla e con cui mi scuso, ma a quei disonesti che hanno approfittato della mia fiducia".