Mosca avverte gli Usa: "Se attaccate, risponderemo"
Non si allenta la tensione fra Russia e Stati Uniti sulla Siria, dopo l'attacco con il gas a Duma e le minacce di ritorsioni fatte dal presidente americano Trump. Dopo l'incontro ravvicinato di ieri fra jet russi ed il cacciatorpediniere statunitense Donald Cook, Mosca ha ribadito l'intenzione di non far passare liscia nessuna possibile azione militare da parte di Washington. L'ambasciatore di Mosca in Libano, Alexander Zasypkin, ha sottolineato quindi che "le forze russe affronteranno qualsiasi aggressione degli Stati Uniti contro la Siria" e l'esercito russo si riserva il diritto di "abbattere i missili" e "distruggere le fonti di lancio" in caso di aggressione degli Stati Uniti contro la Siria. Il Consiglio di sicurezza Onu ha bocciato intanto anche la terza bozza di risoluzione sulla Siria presentata dalla Russia, che chiedeva l'invio di investigatori Opac a Duma per indagare il presunto attacco chimico. Da parte sua, Mosca ha posto il veto alla bozza Usa per istituire un nuovo meccanismo d'inchiesta indipendente. Trump muove intanto le navi militari. E Macron afferma che la Francia deciderà la risposta insieme a Usa e Gb. L'Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa) ha diramato un'allerta sulle rotte aeree del Mediterraneo orientale. Secondo quanto riportano i media internazionali. L'allarme è stato emesso "a causa del possibile lancio di raid aerei con missili aria-terra e/o cruise entro le prossime 72 ore". E va tenuta anche presente "la possibilità di un'interruzione intermittente delle apparecchiature di radionavigazione", afferma l'Easa. Controllato e disturbato a bassa quota da alcuni jet russi, il cacciatorpediniere Usa Donald Cook solca veloce le acque del Mediterraneo alimentando venti di guerra in Siria, dove entro le prossime ore è attesa la risposta militare americana. Donald Trump ha infatti promesso di far pagare "un caro prezzo" a tutti i responsabili del presunto attacco chimico a Duma, mettendo nel mirino il regime siriano e i suoi sponsor russi e iraniani. Il presidente Usa ha cancellato la sua partecipazione al summit delle Americhe a Lima nel fine settimana per restare negli Usa "a sovrintendere alla risposta americana alla Siria e monitorare gli sviluppi nel mondo", ha fatto sapere la Casa Bianca. Trump, che sarebbe dovuto partire venerdì, si farà sostituire dal vicepresidente Mike Pence. Oggi si è consultato con Theresa May, che ha parlato pure con Emmanuel Macron, in una triangolazione di telefonate che presagisce un'azione comune con Parigi e Londra. Forse già nella notte, o "nei prossimi giorni", come ha invece suggerito Macron, che ha evocato azioni "mirate alle capacità chimiche del regime" e non contro "alleati del regime o chicchessia". Ma gli Usa stanno lavorando anche con altri "partner e alleati", come lascia intendere la visita a Palazzo Chigi della numero due dell'ambasciata Usa a Roma Kelly Dignan, mentre il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha affermato al termine di un incontro all'Eliseo con il presidente francese che il suo paese potrebbe partecipare ad eventuali raid contro il regime di Damasco in caso di necessità. Nel frattempo al Consiglio di Sicurezza dell'Onu è andato in scena l'ennesimo scontro tra Usa e Russia, con il veto di Mosca ad una risoluzione americana e la bocciatura di quella russa. Entrambe erano tese ad avviare un'indagine indipendente sull'attacco a Duma, con la differenza che i russi volevano affidarla agli investigatori Opac, che non possono attribuire direttamente le responsabilità. "La Russia ha scelto ancora una volta il regime di Assad invece dell'unità del Consiglio di Sicurezza e ha distrutto la credibilità dell'organo Onu", ha commentato l'ambasciatrice americana al Palazzo di Vetro, Nikki Haley, ricordando che il veto di Mosca è il sesto su una risoluzione che riguarda l'uso di armi chimiche in Siria (e il 12esimo in generale, dall'inizio del conflitto). Gli Usa tirano dritti nonostante le diffide del Cremlino. Lo conferma il fatto che il cacciatorpediniere Usa si sta avvicinando alla costa siriana, a circa 100 km dal porto di Tartus, dove c'è una base della marina militare russa. Avvistato anche un aereo pattugliatore P8 Poseidon statunitense tra Cipro e la Siria, jet che decolla regolarmente da Sigonella, in Sicilia. In attesa delle decisioni e delle mosse di Trump, il fronte mediorientale è in pieno movimento, con l'incognita della reazione dei russi, che finora non hanno mai utilizzato i sistemi anti missile S-400. Tutti spostano pedine, mezzi, apparati in vista del peggio. Siriani, russi e iraniani hanno messo in stato d'allarme le basi temendo un possibile attacco. Due aerei da ricognizione russi Il-38 sono stati segnalati in uno spazio di mare molto affollato. I russi, secondo la Nbc, avrebbero anche disturbato elettronicamente l'attività dei droni Usa rendendo difficili le loro incursioni a caccia di dati. Gli israeliani hanno spostato batterie anti-missile Iron Dome nella zona del Golan, dopo un raid aereo ieri (non rivendicato) su una base aerea siriana che ha provocato sette morti iraniani. Con Teheran che ha già avvisato che il blitz "non rimarrà senza risposta", alimentando ulteriori tensioni. Così come il monito del leader turco Recep Tayyip Erdogan, alleato di Russia e Iran in Siria ma ostile ad Assad: "Chiunque abbia compiuto il massacro a Duma ne pagherà il prezzo, e sarà certamente alto". In questo tintinnar di sciabole, Mikhail Gorbaciov ha invocato un'accelerazione del summit Trump-Putin per evitare una sorta di "crisi cubana" del 21esimo secolo, anche se Mosca ha cercato di gettare acqua sul fuoco: "Non credo che vi sia il rischio di un conflitto armato fra la Russia e gli Usa in Siria", ha detto Mikhail Bogdanov, vice ministro degli Esteri e inviato speciale di Putin in Medio Oriente. "Alla fine il buon senso dovrebbe prevalere sulla follia", ha aggiunto. Il Pentagono nelle scorse ore ha sottoposto al commander in chief diverse opzioni: lo scenario più probabile, e meno rischioso, sembra quello di un bombardamento mirato con missili Cruise da navi o sommergibili, come un anno fa. Ma c'è anche chi evoca il film 'Wag the dog' ('Sesso & potere' in Italia) con Dustin Hoffman sulla messa in scena di una finta guerra per distogliere l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica da un scandalo sessuale che coinvolge il presidente: anche Trump, notano alcuni media, potrebbe essere tentato di "agitare il cane" dopo le perquisizioni nello studio del suo avvocato che potrebbero svelare verità imbarazzanti. Non solo sul suo affaire con la pornostar Stormy Daniels.