L'Italia è un Paese vecchio, 165 anziani ogni 100 giovani
In Italia ci sono 165,3 anziani ogni 100 giovani e 55,8 persone in eta' non lavorativa ogni 100 in eta' lavorativa. Lo rileva l'Istat - il dato e' riferito al 1 gennaio 2017 - nel rapporto 'Noi Italia'. In ambito europeo, dunque, il nostro Paese si attesta al primo posto nella graduatoria decrescente per l'indice di vecchiaia, superando la Germania (rispettivamente 161,4 e 159,0% nel 2016), mentre e' al quarto posto dopo Francia, Svezia e Finlandia per l'indice di dipendenza (55,5% in Italia, 53,2 la media dell'Unione nel 2016). A livello di ripartizioni, nel Centro-Nord si registrano i valori piu' elevati dei due indici (rispettivamente 174,3 e 57,8), con una significativa differenza rispetto ai dati del Mezzogiorno (148,7 e 52,3).
In base alle stime 2017, la speranza di vita alla nascita della popolazione residente si mantiene stabile rispetto al 2016: 80,6 anni per gli uomini e 84,9 per le donne, con un divario di sopravvivenza tra i sessi di 4,3 anni. A livello di ripartizioni, si vive piu' a lungo al Nord, mentre il Mezzogiorno si conferma sotto la media nazionale. In ambito europeo l'Italia presenta una fra le piu' elevate speranze di vita: al secondo posto per i maschi e al quarto per le femmine (dati 2015).
Nelle stime 2017, emerge ancora dal dossier, il tasso di fecondita' rimane invariato rispetto al 2016, con un numero medio di figli per donna (1,34) sensibilmente inferiore alla soglia che garantirebbe il ricambio generazionale (circa 2,1 figli). Anche l'eta' media della madre non presenta variazioni rispetto all'anno precedente (31,8 anni) e le regioni del Mezzogiorno si confermano, in media, quelle con le madri piu' giovani (31,5 anni). Nella graduatoria europea della fecondita' (relativa al 2015), il nostro Paese si colloca al 23esimo posto. Soltanto Francia e Irlanda presentano valori di poco inferiori alla soglia di ricambio generazionale (rispettivamente 1,96% e 1,92%).
Con 3,2 matrimoni ogni mille abitanti, l'Italia rimane uno dei paesi dell'Ue in cui ci si sposa meno; solo Portogallo e Slovenia hanno un quoziente di nuzialita' piu' basso (3,1 ogni mille abitanti nel 2015). Nel 2016 il quoziente di nuzialita' cresce in tutte le ripartizioni a eccezione del Nord-Est; il Mezzogiorno si conferma la ripartizione con la nuzialita' piu' alta e la piu' bassa percentuale di matrimoni civili. Nel 2016 in Italia l'incidenza di divorzi e' ancora aumentata (16,3 ogni diecimila abitanti da 13,6 nel 2015) anche per effetto dell'entrata in vigore della legge sul divorzio breve a maggio 2015. Nel confronto europeo riferito al 2015, il nostro Paese si caratterizza per una quota di divorzi molto esigua, ma risale nella graduatoria decrescente (quintultima assieme alla Croazia).