La finta legalità a Caltanissetta nei racconti ai Pm di due ex amici di Montante
Sono state le dichiarazioni rese da due imprenditori ex amici, - un tempo assai vicini ad Antonello Montante, arrestato dalla Squadra mobile di Caltanissetta - l'ex assessore regionale Marco Venturi e l'ex presidente dell'Irsap Alfonso Cicero, a disvelare come la rete di relazioni che l'ex presidente di Sicindustria e presidente della Camera di commercio finito ai domiciliari insieme a esponenti delle forze dell'ordine, era riuscito ad instaurare, "sbandierando il vessillo della legalita', di cui si era fatto propugnatore e paladino", servisse in realta' - riferiscono i magistrati della procura di nissena - ad occultare i rapporti che egli aveva in passato certamente intessuto e coltivato con esponenti di spicco della criminalita' organizzata". Le indagini svolte hanno dimostrato come Montante, al fine di preservare l'immagine faticosamente costruita di "uomo della legalita'", giocando in sostanza d'anticipo, abbia ispirato la sua azione "a una continua, spregiudicata attivita' di dossieraggio, raccogliendo abusivamente informazioni riservate sul conto dei suoi nemici, anche solo potenziali, cio' al fine di impedire che gli antichi legami intessuti con i boss mafiosi, potessero in qualche modo tornare a galla, ovvero al solo fine di screditare persone comunque a lui invise o in grado di contrastare i suoi interessi". Le indagini condotte sulla scorta delle indicazioni fornite da Cicero e Venturi hanno consentito di accertare come occupazione spasmodica del Montante fosse quella di precostituire documentazione da spendere in futuro per neutralizzare possibili future accuse, puntualmente accreditando la tesi del complotto ai suoi danni in ragione del suo impegno sul fronte antimafia manipolando surrettiziamente la realta' dei fatti. Tale affermazione, sottolineano i magistrati, risulta "oggettivamente comprovata" dalla documentazione, meticolosamente archiviata e catalogata, reperita dalla polizia giudiziaria nel corso della perquisizione eseguita nel gennaio del 2016 all'interno dell'abitazione di Montante di contrada Altarello a Serradifalco. Il riferimento e' a quanto trovato dagli agenti della Squadra mobile di Caltanissetta all'interno di una stanza "segreta" sita al piano seminterrato dell'abitazione, l'accesso alla quale risultava nascosto da una finta parete a libreria (dietro la quale era celata una porta blindata). L'analisi di tale documentazione, in particolare del contenuto di un file Excel (generato automaticamente a seguito di uno "stallo" del programma e rinvenuto dai consulenti nel "cestino" del sistema windows), ha messo in risalto la certosina annotazione di incontri ed appuntamenti, nonche' di telefonate e messaggi di testo (inviati e ricevuti) da soggetti appartenenti ad ogni contesto, prevalentemente istituzionale, nonche' la registrazione di conversazioni intrattenute con terzi, effettuate personalmente o per il tramite di soggetti di fiducia, la conservazione di documentazione della piu' svariata natura, ivi compresa quella attestante vari "favori" richiesti a Montante (che egli aveva in parte esaudito) nel corso del tempo. La strategia messa in campo da Montante risulta dunque essere stata quella di screditare sistematicamente in via preventiva tutti coloro che nel tempo si sono posti in maniera critica nei suoi confronti, via via tacciandoli di "mafiosita'" o di non meglio precisate collusioni con un sistema di potere che si voleva ormai dissolto e, a parole, definitivamente superato, in particolare caratterizzato da collusioni tra imprenditori, politici ed esponenti mafiosi, al cui interno poter ricomprendere, di volta in volta e in maniera indiscriminata, tutti coloro che non si adeguavano al 'nuovo corso' "da lui voluto e propugnato in nome della legalita', veicolando all'esterno l'immagine di una svolta legalitaria (solo proclamata) che al ritorno di quel pregresso modello si opponeva tenacemente".
I PUBBLICI MINISTERI: IL POTERE DI MONTANTE CON LA COMPLICITA' DELLE ISTITUZIONI
"Abbiamo trovato un documento informatico, recuperato dal cestino del Pc, nel quale venivano annotati tutti gli incontri che Montante aveva con personaggi delle istituzioni. Non solo incontri, ma anche i favori che venivano richiesti anche da soggetti appartenenti dalle istituzioni. Con favori, promessi e concessi, Montante ha costruito un sistema di potere che si sostituiva a quello che altri in passato hanno costruito". Lo ha detto il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone, in merito all'operazione "Double face", che ha portato agli arresti domiciliari dell'ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante e di altre cinque persone, tra cui investigatori delle forze dell'ordine, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata all'accesso abusivo al sistema informatico e alla corruzione. L'imprenditore nisseno, presidente della Camera di commercio di Caltanissetta e presidente di Retimpresa Servizi srl di Confindustria nazionale, gia' indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, avrebbe realizzato un sistema informativo, di 'talpe' che lo avrebbero tenuto aggiornato sull'inchiesta che lo riguardava. Tra gli arrestati nell'inchiesta coordinata dal procuratore Amedeo Bertone, dall'aggiunto Gabriele Paci e dai sostituti procuratori Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso, Giuseppe D'Agata, ex capocentro della Dia di Palermo, dopo un periodo nei Servizi tornato tra i carabinieri; Marco De Angelis, sostituto commissario in servizio alla prefettura di Milano; Ettore Orfanello, ex comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Palermo; Diego Di Simone, ex sostituto commissario della Squadra mobile di Palermo; nonche' l'imprenditore nisseno della grande distribuzione Massimo Romano, a capo della catena Mizzica-Carrefour Sicilia, con oltre 80 punti vendita. Sospeso per un anno Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della polizia in servizio alla questura di Palermo. L'oggetto principale del procedimento, spiegani i magistrati, va individuato proprion"ell'illecito sistema di potere" che l'industriale nisseno a ideato e attuato nel tempo, "grazie a una ramificata rete di relazioni e complicita' intessuta con vari personaggi inseriti ai vertici dei vari settori delle istituzioni". Montante "ha infatti con ogni mezzo tentato di indurre al silenzio le persone in grado di riferire circostanze compromettenti sul suo conto", in particolare sui rapporti intrattenuti in passato con esponenti mafiosi della provincia di Caltanissetta, "operando in modo da screditarne l'attendibilita', cosi' da annullare il valore del contributo da queste offerto per l'accertamento della verita'". I ripetuti tentativi di depistare le indagini - peraltro ispirati da ripetute fughe di notizie riconducibili "a contesti istituzionali prezzolati", collegati a Montante - non hanno sortito l'effetto sperato solo perche' l'attivita' di intercettazione, eseguita nei riguardi di molteplici obiettivi, ha puntualmente anticipato le mosse dell'indagato, spesso prevenendo i reiterati tentativi di occultare le prove a suo carico o di esercitare pressioni. Si sono cosi', ad esempio, potuti accertare ripetuti interventi su persone informate sui fatti, volti da un lato a condizionare le loro dichiarazioni, indicando preventivamente quanto avrebbero dovuto riferire al pubblico ministero o alla polizia giudiziaria e, dall'altro, a spronarle a rendere dichiarazioni tese a minare la credibilita' di testi che la procura aveva gia' sentito. E questo grazie alla rete di complicita' creata: una vera e propria "centrale occulta di potere", che ha consentito a Montante di occupare progressivamente rilevanti posti di potere, fino ad arrivare a scalare i vertici di Confindustria, associazione nell'ambito del quale ha rivestito cariche via piu' importanti, prima in sede locale, poi quale presidente di Confindustria Sicilia, delegato in ambito nazionale alla legalita' ed, oggi, presidente di RetImpresa Servizi srl di Confindustria nazionale. Montante e' stato altresi' nominato membro (poi autosospesosi) dell'Agenzia dei beni confiscati. Una volta ai vertici di Confindustria, grazie ai ripetuti favori elargiti, in particolare sotto forma di assunzioni di parenti ed amici, Montante si e' dimostrato in grado, viene sottolineato ancora, di "condizionare pesantemente l'attivita' di vari uffici pubblici, in particolare di vari appartenenti ad organismi di polizia". In particolare, e' emerso il sistematico ricorso all'operato di appartenenti infedeli alla polizia di Stato per carpire abusivamente, attraverso accessi alle banche dati, notizie sensibili riguardanti la vita privata di una serie impressionante di soggetti a lui invisi; accertata la personale rete di informatori corrotti, pronti a trasmettergli le informazioni "sensibili" contenute nella banca dati della polizia penitenziaria; Montante si garantiva anche il monitoraggio preventivo dei collaboratori di giustizia che avevano riferito circostanze a suo carico, il tutto addirittura prima che le relative dichiarazioni fossero oggetto di discovery. Non e' tutto: mediante la corruzione di alcuni autorevoli appartenenti alla Guardia di finanza, ha avuto modo di indirizzare le indagini di tale organo di polizia affinche' le fossero funzionali ai suoi interessi. Dunque una sorta di rigore garantito a "corrente alternata", a secondo cioe' che le indagini si indirizzassero nei suoi confronti ovvero contro i suoi nemici. Questo modo di operare ha ispirato ad esempio molte delle verifiche fiscali svolte in passato dall'ufficiale della Guardia di finanza, il maggiore Orfanello, tra gli arrestati, nei riguardi di Montante, degli imprenditori ricompresi nel suo entourage oltre che nei confronti di quelli con lui in aperto contrasto.
(NELLA FOTO AL CENTRO ANTONELLO MONTANTE FRA DUE EX AMICI, OGGI SUOI ACCUSATORI)