"Il sistema Montante", il gip di Caltanissetta: con i fondi neri finanziava la politica
Fondi neri, frutto di una "contabilita' societaria parallela", per finanziare politici e campagne elettorali. Dati contabili e acquisizioni documentabili proverebbero che l'ex presidente di Sicindustria Antonello Montante - arrestato ieri (insieme ad altre cinque persone) con l'accusa di avere creato e alimentato una rete composta anche da investigatori in grado di spiare inchieste e di preservare il suo sistema di potere - abbia potuto disporre "sino a epoca assai recente" di somme di denaro in contanti "derivanti dalla creazione di 'fondi neri' nella gestione delle societa' a lui riconducibili". Lo sostiene nella sua poderosa ordinanza di 2567 pagine, il Gip di Caltanissetta Carmela Giannazzo che contesta il reato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla rivelazione di segreto d'ufficio e all'accesso abusivo di un sistema informatico. Ventidue in tutto gli indagati, fra investigatori, 007 politici e imprenditori.
Per il giudice "emerge come Montante possa avere impiegato somme di denaro per foraggiare esponenti del mondo politico che hanno rivestito un ruolo apicale all'interno della Regione Sicilia e come sempre Montante abbia cercato di condizionare nel corso del tempo, evidentemente per la tutela dei propri interessi, l'azione del governo regionale. Uno dei grandi accusatori di Montante, Marco Venturi, proveniente dal mondo confindustriale nisseno, come riportato dall'ordinanza, dopo aver rilevato la sussistenza di rapporti "molto, molto amichevoli", tra gli altri, con l'ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro, ha evidenziato come l'ex numero uno di Sicindustria "nel rappresentargli che fosse solito 'pagare la campagna elettorale' di molti esponenti politici, gli ebbe a riferire di avere erogato contributi economici in nero allo stesso Cuffaro per la competizione elettorale che vide poi questi essere eletto, nel 2001, a presidente della Regione".
"Leggo delle farneticanti cose che dice il dott. in Economia e Commercio Michele Trobia nelle intercettazioni che riguardano la vicenda Montante. Sarei molto curioso di sapere in quale periodo mi avrebbe elargito questa ingente mole di denaro e dove mi sarebbe stata consegnata. So bene che la millanteria e la falsita' di una persona possono raggiungere livelli inauditi".
Lo afferma in una nota l'ex presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro.
"Tengo a precisare che il signor Michele Trobia - il quale sostiene di essere entrato in compagnia di Montante durante la Giunta di Governo da me presieduta - non mi ha mai pagato neanche un caffe'! Sono peraltro sicuro che lo stesso Montante non potra' che smentire questa vicenda oltremodo ridicola e infamante - continua Cuffaro - . Mi chiedo inoltre per quale motivo Montante avrebbe dovuto darmi delle borse di soldi. Durante il mio governo non ho mai ricevuto da parte di Montante alcuna richiesta. In ogni caso oggi stesso sporgero' querela nei confronti del dott. Michele Trobia a meno che non voglia rettificare immediatamente le sue millanterie e falsita'".
CUFFARO. MAI SOLDI DA LUI SOLO FARNETICAZIONI
"Leggo delle farneticanti cose che dice il dott. in Economia e Commercio Michele Trobia nelle intercettazioni che riguardano la vicenda Montante. Sarei molto curioso di sapere in quale periodo mi avrebbe elargito questa ingente mole di denaro e dove mi sarebbe stata consegnata. So bene che la millanteria e la falsita' di una persona possono raggiungere livelli inauditi".
Lo afferma in una nota l'ex presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro.
"Tengo a precisare che il signor Michele Trobia - il quale sostiene di essere entrato in compagnia di Montante durante la Giunta di Governo da me presieduta - non mi ha mai pagato neanche un caffe'! Sono peraltro sicuro che lo stesso Montante non potra' che smentire questa vicenda oltremodo ridicola e infamante - continua Cuffaro - . Mi chiedo inoltre per quale motivo Montante avrebbe dovuto darmi delle borse di soldi. Durante il mio governo non ho mai ricevuto da parte di Montante alcuna richiesta. In ogni caso oggi stesso sporgero' querela nei confronti del dott. Michele Trobia a meno che non voglia rettificare immediatamente le sue millanterie e falsita'".
MONTANTE INTERCETTATO: IN ANTIMAFIA NULLA E' SEGRETO
In Commissione Antimafia "non c'e' nenti di segretu, pirchi' tutti su dra'... secretato per gli esterni no... secretato cosa serve... ca nun nesci". A parlare, il 30 dicembre 2016, intercettato, era l'ex presidente di Sicindustria Antonello Montante, arrestato insieme ad alcuni investigatori. Per il gip di Caltanissetta l'ulteriore elemento che dimostrerebbe l'esistenza di quella rete informativa che gli consentiva di avere notizie su inchieste che lo riguardavano. In Commissione nazionale Antimafia il 13 dicembre di quell'anno era stato sentito l'imprenditore Marco Venturi, dimessosi da Confindustria Centro Sicilia in rotta con Montante e tra i suoi grandi accusatori nell'inchiesta di oggi. Su richiesta di Venturi la seduta era stata secretata. Aveva chiesto lui di essere sentito dall'organismo "per illustrare alla Commissione fatti, elementi e contesti preoccupanti che condizionano seriamente Confindustria Sicilia, le scelte del presidente Crocetta ed alcuni settori importanti delle istituzioni". Montante in quella intercettazione elencava alla sua interlocutrice le domande che erano state fatte a Venturi in Antimafia, lasciandosi andare a una frase che, nota il gip "lascia un po' esterrefatti: "Tutte le mie domande ha fatto...". E con soddisfazione concludeva che Venturi aveva fatto "mala figura", criticando aspramente la decisione della presidente Rosy Bindi di avere dato luogo a una "attivita' di verifica dell'antimafia".
IL GIP: IN CIMA ALLA RETE DI MONTANTE LO 007
"Iddu dici 'si chistu cca' accappotta, mi fa accappottare a mia'...". "Iddu", "Lui", per il gip di Caltanissetta, e' il generale Arturo Esposito, allora direttore dell'Aisi, tra i 22 indagati nell'inchiesta che ha portato all'arresto di Antonello Montante e di una manciata di investigatori accusati di avere creato una rete di talpe che serviva a mantenere intatte l'immagine e il sistema di potere dell'industriale nisseno. A pronunciare la frase era stata la moglie di Giuseppe D'Agata, ex capocentro della Dia di Palermo, dopo un periodo nei Servizi tornato tra i carabinieri, anche lui ieri finito ai domiciliari: allora era indagato nell'ambito del procedimento che riguardava Montante e il generale, secondo il giudice, poteva temere che i guai giudiziari di D'Agata potessero inguaiare anche lui. Il generale Esposito, per il gip, sarebbe stato, cosi', "prontamente ragguagliato di tutto cio' che veniva travasato da Grassi e Cavacece un merito alle indagini che questo ufficio stava conducendo su Montante", attivandosi "in maniera costante nel corso del tempo per porre in essere condotte per ostacolarle anche in funzioni dei propri interessi". Andrea Grassi e Andrea Cavacece, rispettivamente ex dirigente della prima divisione del Servizio centrale operativo della polizia e capo reparto dell'Aisi, come Esposito, sono nell'elenco degli indagati non raggiunti da misure restrittive. Nelle sue conclusioni, quindi, il gip nisseno sostiene che "puo' dirsi indubitabilmente accertato che vi fosse uno stabile canale di comunicazione che, muovendo dalla Sco di Roma, avesse come terminale ultimo appartenenti all'Aisi, per mantenere costoro costantemente informati degli sviluppi delle indagini che questo ufficio stava conducendo nei confronti di Montante".